di Daniele Bovi
Dopo mesi di tira e molla, di trattative, di niet, di sparate per alzare la posta, di abbandoni delle sedute di commissione e di minacce di abbandono delle suddette sedute, il tutto in stile “tragidiaturi”, la Commissione regionale Statuto piazza sotto l’albero degli umbri la nuova legge elettorale con cui a marzo si sceglieranno il presidente e i membri del Consiglio regionale. L'approdo in Consiglio per la votazione finale è previsto per la prossima settimana.
Ma cosa c’è nel pacco confezionato dalla Commissione? Oltre al listino, che nella primissima bozza di legge veniva indicato come una stortura da correggere, ci sono dieci articoli i cui principi, frutto della sintesi tra i due progetti di Pd e Pdl, sono questi: per quanto riguarda i tratti comuni alle due proposte troviamo la soglia di sbarramento al 3% per le liste provinciali (su base regionale), a meno che non siano collegate ad una coalizione che abbia conseguito il 5% dei voti validi; l’assegnazione dei seggi della quota maggioritaria (6 seggi) alla coalizione che riporta la più alta cifra elettorale; l’assegnazione alla coalizione vincitrice di una quota aggiuntiva di seggi, nel caso non abbia raggiunto il 60% dei seggi assegnati globalmente al Consiglio (18 seggi) e l’elezione a consigliere regionale dei candidati alla carica di presidente risultati non eletti, purché collegati a liste che abbiano superato la soglia di sbarramento ed abbiano conseguito almeno un seggio.
Dalla proposta del Pd invece è stato accolto il riparto dei seggi della quota proporzionale (24 seggi) con metodo Hagenbach-Bishoff del quoziente elettorale, calcolato su base provinciale. Farina del Pdl invece sono il recupero dei resti su base circoscrizionale; l’assegnazione dei seggi residui sulla base di quozienti calcolati sui resti dei più alti resti e l’assegnazione alle coalizioni non vincitrici di una quota di seggi non inferiore al 35% di quelli globalmente assegnati al Consiglio, con arrotondamento all’unità superiore (11 seggi).
Rispetto alla vecchia legge aumenta il numero delle firme necessarie a presentare le liste, 2000 almeno per Perugia e 1200 per Terni; ma vengono esentati dalla raccolta tutti i partiti o raggruppamenti rappresentati in Consiglio regionale o in Parlamento, ad esclusione dei gruppi misti.
LA VOTAZIONE IN COMMISSIONE Hanno votato sì 6 consiglieri dei partiti maggiori (Pd, Pdl, Prc e Pdci), contro si è espressa la stessa presidente, Ada Girolamini (Uniti nell’Ulivo-Sdi) che si è vista respingere l’emendamento delle quote obbligatorie di almeno un terzo di candidate donne, anche all’interno dei sei candidati uninominali, il cosiddetto listino. Si è astenuto Enrico Melasecche (Udc): non è passato un suo emendamento sui criteri di assegnazione degli ultimi consiglieri con i resti. Non ha invece partecipato al voto finale, il consigliere Oliviero Dottorini (Idv), presente solo alla discussione sull’articolo 7, sul quale ha presentato un emendamento per modificare i criteri di surroga degli eletti nel listino, riconducendoli al partito di appartenenza, piuttosto che alla lista regionale, e che ha abbandonato la Commissione subito dopo la mancata accettazione della sua proposta.
Recent comments
12 years 13 weeks ago
12 years 13 weeks ago
12 years 13 weeks ago
12 years 14 weeks ago
12 years 14 weeks ago
12 years 14 weeks ago
12 years 14 weeks ago
12 years 14 weeks ago
12 years 14 weeks ago
12 years 14 weeks ago