PERUGIA - ''Non mi ha mai sfiorato alcun dubbio sulla colpevolezza di Amanda Knox. Ho chiesto l'ergastolo in piena coscienza. Stavo facendo il mio dovere. E il magistrato, che pure e' dilaniato e dalle emozioni, non puo' e non deve soggiacervi, altrimenti e' bene che cambi mestiere'': lo dichiara al settimanale ''Oggi'' il pubblico ministero del processo di Perugia, Giuliano Mignini. In un'intervista - della quale lo stesso giornale ha fornito una anticipazione - il magistrato dice che ''certo non si fanno salti di gioia quando si pronuncia la parola 'ergastolo'''. ''Guardavo Amanda e la sorella - ha aggiunto - e pensavo a mia figlia. E' poco piu' giovane di Amanda. Il dramma era in quell'aula, in quel momento. Ma ho aggiunto subito: 'Bisogna pensare alla vittima. Bisogna ricordarsi di Meredith che non c'e' piu'', quindi si deve fare giustizia''. Secondo Mignini - riferisce sempre Oggi -, le dichiarazioni contrastanti di Amanda e Raffaele, la simulazione del furto e la calunnia nei confronti di Lumumba (''gravissima: Amanda ha mandato in galera un innocente''), sono ''tre pilastri accusatori pesantissimi''. Inoltre, afferma il pubblico ministero, la ragazza non e' stata condizionata (''ha fatto dichiarazioni spontanee, nessuno le ha suggerito nulla''); e il Dna sul gancetto della vittima, dimenticato per 46 giorni, non e' stato contaminato. Condividi