PERUGIA – “Un atto che dimostra come l’integrazione socio-sanitaria in Umbria funziona e dà risposte ai bisogni delle persone non autosufficienti presenti sul territorio in numero elevato e che ora potranno contare su aiuti per continuare a vivere nelle loro case o, quando ciò non sarà possibile, essere accolti in residenze protette, qualificate e accredidate”. Riassumono così gli assessori regionali alle politiche sociali e alla sanità, Damiano Stufara e Maurizio Rosi, il senso del nuovo assetto organizzativo per l’assistenza socio-sanitaria-assistenziale rivolta ai soggetti non autosufficienti e approvato recentemente dalla Giunta regionale. Stamani a Perugia, nel corso di una conferenza stampa, gli assessori Stufara e Rosi, hanno illustrato in modo dettagliato i percorsi e le modalità per l’accesso da parte dei cittadini non autonomi alle prestazioni del Fondo regionale previsto dalla legge “9/2008”. “Il documento approvato dalla Giunta – ha detto Stufara - stabilisce la programmazione delle risorse per gli anni compresi tra il 2008 e 2011 - pari a circa 114 milioni 404 mila euro - e la definizione dei riferimenti metodologici per la predisposizione dei documenti attuativi della programmazione locale (Piano attuativo triennale del PRINA (Piano regionale integrato non autosufficienza) e Programma operativo del PRINA), precisando che gli stessi costituiscono modello formale di riferimento e vincolo sostanziale di contenuto”. Stufara, dopo aver ricordato che la Regione Umbria è stata la prima in Italia a dotarsi di una legge sulla non autosufficienza, andando, con lo stanziamento di nuove risorse, controcorrente rispetto al Governo nazionale che continua a “tagliare”, ha precisato che  “il provvedimento entro la fine di dicembre verrà pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione e, con la sua entrata in vigore, si passerà alla fase operativa della legge ’9/2008’ che dà risposte a circa 8 mila umbri non autosufficienti. Il documento operativo pone l’Umbria all’avanguardia  – ha detto l’assessore – e smentisce le voci sui ritardi nell’applicazione della legge”. “Accanto alla Liguria e alle Marche, siamo la regione con il numero più elevato di anziani ultrasessantacinquenni – ha sottolineato l’assessore alla sanità, Maurizio Rosi – I vari Governo che si sono succediti negli anni passati hanno riconosciuto a queste Regioni stanziamenti più alti, cosa non confermata in questa legislatura anche se, è ormai noto, che gli anziani rappresentano una voce significativa per la spesa sanitaria e per i ricoveri. La legge regionale – ha aggiunto Rosi – permette ancora di assolvere ad un compito fondamentale verso questa fascia della popolazione non autonoma che potrà contare sull’assistenza domiciliare e su strutture protette che in Umbria, negli ultimi 5 anni, sono diventate 2mila280”.   Nel corso dell’incontro sono stati illustrati i vari aspetti affrontati con il provvedimento che, oltre alle risorse, definisce anche le disposizioni per il monitoraggio delle prestazioni e degli interventi attivati mediante le risorse del Fondo regionale per le non autosufficienze adottando il Sistema Informativo Nazionale per il monitoraggio della non autosufficienza. Stabilito anche il nuovo nomenclatore tariffario degli interventi e prestazioni a favore di persone non autosufficienti anziani adulti e minori: per ciascuna tipologia di destinatari - anziani non autosufficienti, adulti non autosufficienti e minori non autosufficienti - vengono riportate le prestazioni erogabili, il costo massimo delle prestazioni di cui viene indicata la percentuale a carico del  sistema sanitario e quella a carico del sociale, nonché i criteri di compartecipazione al costo delle prestazioni da parte dei soggetti non autosufficienti. In particolare a quest’ultimi sono garantite prestazioni in regime domiciliare, accoglienza in strutture diurne e ospitalità in strutture residenziali.  Per favorire la permanenza delle persone non autosufficienti in famiglia, l’assistenza domiciliare prevede varie tipologie di interventi cumulativi tra di loro, in particolare: prestazioni di aiuto infermieristico e assistenza tutelare alla persona, servizi di aiuto e di sostegno familiare e domestico - come un assegno di sollievo (fino ad un massimo di euro 300 euro per due volte nei dodici mesi), contributo economico per la copertura dei costi per le attività di assistenti famigliari (fino ad un massimo di 300 euro per due volte nei dodici mesi), ricovero di sollievo presso struttura residenziale (fino a 30 giorni consecutivi), servizi di trasporto e accoglienza in centri diurni e altri interventi per facilitare la vita indipendente del soggetto non autosufficiente. Per i soggetti che non possono continuare a vivere in famiglia viene comunque garantita l’ospitalità presso strutture residenziali. In questi casi l’erogazione delle prestazioni viene garantita ai soggetti valutati non autosufficienti dall’Unità Multidisciplinare e sulla base della gravità clinica, della bassa redditualità dell’assistito e  dell’alta fragilità sociale. Le prestazioni sono possibili dietro stipula del Piano Assistenziale Personalizzato e in via prioritaria si rivolgono alle persone con un alto bisogno assistenziale. Per la determinazione della compartecipazione alla spesa sono previsti tre livelli: esenzione totale, esenzione parziale, non esenzione. La novità apportata dalla legge regionale “9/2008” che istituisce il Fondo per la non autosufficienza e dal Regolamento di attuazione “4/2009” è che per la compartecipazione al costo della prestazione da parte del soggetto non autosufficiente, si tiene conto della situazione economica del solo assistito, valutando per la quota di reddito calcolata nell’ISEE, il reddito disponibile. Sinora si teneva conto della situazione economica del nucleo famigliare. Condividi