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''Quando tutto sarà finito voglio andare dalla mia famiglia che mi manca tanto, ma poi voglio tornare in Italia perché qui sono stata bene'': Amanda Knox, condannata a 26 anni di reclusione per l'omicidio di Meredith Kercher, lo ha detto incontrando stamani nel carcere di Perugia una delegazione della fondazione Italia Usa. Presenti alla visita il presidente dell'organismo l'on. Rocco Girlanda e Katia Polidori. ''Sono stata bene in Italia - ha sottolineato la Knox - è quindi voglio tornare prima però voglio rimanere con la mia famiglia che mi manca tanto''. Ha sottolineato di essere stata trattata ''sempre bene'' Amanda Knox, che stamani nel carcere di Perugia ha incontrato una delegazione dell'Associazione Italia Usa. ''Sono preoccupata - ha sottolineato la giovane di Seattle - ma mi fido dei miei avvocati e della mia famiglia. Loro dicono - ha concluso la Knox - di stare tranquilla''. PARLA L'EX FIDANZATO "Non sono arrabbiato certo con l'Italia o con Perugia, sarebbe ridicolo. Per me la condanna di Amanda è un errore, ma avrebbe potuto succedere in qualsiasi parte del mondo. Non c'entrano i Paesi o i sistemi giudiziari. Amanda purtroppo non è il primo caso di questo genere, e non sarà l'ultimo". Per la prima volta parla, in un'intervista a "Gente", in edicola da domani, David Johnsrud, che gli amici chiamano DJ, il fidanzato di Amanda Knox, condannata a 26 anni per il delitto di Meredith Kercher. David è il ragazzo cui Amanda era legata prima di partire per l'Italia; e i due sono ancora più legati ora. "Soffro a pensare ad Amanda chiusa in cella così a lungo, ma so che lei deve essere forte, ha cose belle e importanti nella sua vita. Ha la famiglia, che le starà sempre vicina e che sta sacrificando tutto per lei, ha me e i suoi amici: continueremo a lottare per dimostrare la sua innocenza. E poi ha il dono stesso della vita. Quella vita che qualcuno ha sottratto, invece, a Meredith". Continua David: "Io spero che Amanda rimanga se stessa: lei non odia chi la odia. E cerca di vedere una luce anche nel buio totale". David lancia poi un appello: "Guardiamo al futuro, Amanda ha un processo d'appello da preparare. Ho parlato con molte persone in Italia e so che spesso, in attesa di sentenze definitive, vengono concesse misure di detenzione diverse dal carcere, come gli arresti domiciliari. Ad Amanda questo è stato negato per oltre due anni, mentre in molti altri casi è stato concesso. Anche chi è convinto della sua colpevoleza si domanderà il perché di questa differenza di trattamento. Per favore, io chiedo che le venga data la possibilità di restare con la sua famiglia mentre aspetta pazientemente il verdetto definitivo". Condividi