Come abbiamo visto ieri, all'assemblea del Capitini, il Pd umbro, immerso ancora in un dibattito senza fine per cercare di ricomporre le sue tante divisioni e per darsi una strategia credibile e, possibilmente, unitaria, non è ancora riuscito a sciogliere neppure il nodo delle primarie per la scelta del candidato alla presidenza della Regione: si faranno? Non si faranno? Saranno solo di partito oppure di coalizione? Questi gli interrogativi ai quali non riesce ancora a rispondere e nell'incertezza cerca di guadagnare tempo rinviando ancora una volta il momento della verità. Solo che i tempi stringono ed il momento elettorale si avvicina e andare allo scontro elettorale in queste condizioni potrebbe essere estremamente pericoloso.
Serve una scossa, dunque, perché ci si avvii finalmente sulla strada buona. Detto che la prima cosa da fare è intanto chiarire senza alcun equivoco i limiti della coalizione da contrapporre al centro destra, visto che non sono pochi nel Pd quanti si ostinano a tenere la porta socchiusa in attesa di nuovi "arrivi", sul resto ci ha provato il segretario regionale del Prr, Stefano vinti, come ha scritto sul Corriere dell'Umbria Lucia Baroncini, intervistandolo, a dare "una scrollata all'albero". Come? In primo luogo dirigendo la barra verso l'elemento "primarie", sostenendo però che queste dovranno essere di coalizione e non, quindi, limitate solo a candidati espressi dal Pd.
Il ragionamento che fa Vinti è semplice e, aggiungiamo noi, ineccepibile: poiché la scelta di un candidato vincente interessa anche gli alleati del Pd,non ci sta che questo partito decida tutto da solo.
Si facciano, dunque, queste benedette primarie ed il popolo del centro-sinistra venga chiamato a scegliere fra più candidati e più programmi, espressi certamente dal Pd e dalle sue diverse anime, ma anche dalle altre componenti della coalizione.
Come si può vedere abbiano scritto centro-sinistra con la lineetta per essere aderenti fino in fondo al pensiero di Vinti che ha fatto notare come con la nascita della federazione fra Prci, PdCI e Socialismo 2000 la coalizione si sia profondamente modificata, anche perché questa federazione è fermamente intenzionata a proporre un suo candidato ed un suo programma.
Rivendicazione, quella delle primarie di coalizione - aggiungiamo noi - avvalorata anche da fatto che molte cose sono cambiate da quando il centro sinistra, sia nazionale che umbro, si caratterizzava per la presenza di una forza politica assolutamente preponderante al suo interno. Restando alla nostra regione non si può non considerare, infatti, che un Pd che si attesta attorno al 30% dei suffragi (le ultime europee insegnano) ha perso di fatto il ruolo egemonico che esercitava un tempo, avendo ora necessità assoluta, per farcela a superare il 50% e vincere, dell'apporto degli altri partiti che chiedono perciò di essere messi nella condizione di concorrere ad ogni decisione riguardante il futuro della coalizione.
E' per questo, del resto, che la federazione della Sinistra ha già sottoposto all'attenzione del neo segretario umbro del Pd, Bottini, le linee programmatiche che, prima fra le diverse componenti del centro-sinistra umbro, ha definito, rispetto alle quali non ha però ancora ricevuto nessun cenno di risposta e tanto meno l'invito ad un confronto. La conseguenza è, come a spiegato sempre Vinti a Lucia Baroncini, che il Pd, dopo aver fatto i suoi congressi senza parlare dell'Umbria, appare ancora bloccato sulla scelta del candidato e nulla dice riguardo ai contenuti programmatici della sua proposta, sul punto al quale si trova la nostra regione e sul che fare per uscire dalla crisi.
Quanto al terzo mandato chiesto dalla presidente Lorenzetti, Vinti è stato altrettanto esplicito. E' una cosa che non ci riguarda - ha premesso - anche se la questione non è ostativa, perché - ha insistito - le questioni importanti sono altre. "Penso - ha spiegato - che debba essere fatta una valutazione su ciò che è stato realizzato, su ciò che c'è da fare e se ci sono candidati che possono fare meglio. Il terzo mandato denuncia una visione burocratica della politica. Ed è paradossale che il Pd, avendo questa regola sulle deroghe, non abbia costruito un'alternativa". No, comunque, alle sperimentazioni su candidati "il cui appeal elettorale è tutto da verificare" e frutto, magari, di scontri e mediazioni al ribasso, si, invece, ad un programma chiaro e ad una rappresentanza forte per uscire dalla crisi.
Parole inequivoche anche su quanto è stato fatto e su che cosa c'è ancora da fare. In questi ultimi cinque anni, sotto l'incanzare della crisi, l'azione riformatrice della Regione ha conosciuto una battuta d'arresto non riuscendo a trasmettere quell'impulso all'innovazione indispensabili per superare i nostri ritardi ritardi strutturali che hanno pesato sul sistema economico umbro e che ne ipotecano il futuro. Il Prc ha fatto proposte sul reddito sociale, sull'Italia mediana ed altre cose ancora, mentre il Pd cosa vuol fare e con quali candidati ce lo deve ancora dire. Come pure la Lorenzetti ci deve dire se vuole essere continuista rispetto a quanto fatto sinora, oppure non ritenga anche essa che questa continuità non sia più adeguata alla nuova siruazione determinata dalla crisi.
Ed il ruolo della sinistra? L'intervista di Vinti si è chiusa con un breve riassunto sul cammino che ha portato alla creazione della federazione che si farà anche in Umbria, anche se, come gli ha fatto notare la sua interlocutrice, malgrado ciò la sinistra umbra si ritrovi al massimo della frammentazione e al minimo dei voti.
Al riguardo il segretario regionale del Prc si è sentito in dovere di rilanciare il suo appello a fare insieme la Federazione perché il tempo dello scontro è finito e il 95% delle cose ci uniscono. Un appello per un accordo per le regionali, ma anche per un reinsediamento politico, sociale e culturale della sinistra umbra. E, rivolto anche a Sinistra critica, ha così concluso: "Evitiamo di disperdere voti, evitiamo di frantumarci ancora".
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