La notizia vera della giornata che esce dall’assemblea regionale del Pd arriva dopo quasi cinque ore di dibattito e dopo 40 minuti di relazione del presidente Lorenzetti. “Discutiamo – dice – prima dell’Umbria e poi della candidatura. Per quanto mi riguarda sono disponibile a fare quello che il partito e la coalizione decideranno”. Insomma, il partito decida se Maria Rita Lorenzetti potrà o no candidarsi per un terzo mandato alla guida della Regione Umbria. Lei, di certo, non si è tirata indietro: si dice disponibile e lo dice apertis verbis con una relazione a metà strada tra la rivendicazione delle cose buone fatte e le molte a cui bisogna mettere mano. Gli altri avversari, veri o presunti, sul tema candidature rimangono ancora in silenzio. Il tempo,ora, è tiranno più che mai ed entro il 31 dicembre il nodo andrà sciolto.
“Finalmente – dice una grintosa Lorenzetti all’inizio della sua relazione – parliamo dei contenuti. Basta con le litigiosità che non permettono il confronto schietto”. Quelle litigiosità che, dice la lady di ferro, le hanno suggerito che rimanere per lungo tempo in silenzio sia stata una cosa buona e giusta. “Ora – dice – cerchiamo di stupire la gente ridando autorevolezza alla politica. Discutiamo veramente per costruire un punto di vista condiviso, che non significa un accordo al ribasso, e una lettura dell’Umbria non strumentale”. Una cosa che il congresso, secondo la presidente, non è riuscita a fare. “Su questo, è inutile girarci intorno, abbiamo fallito: e in questa sala nessuno è innocente”.
Ora dunque, come diceva Lenin, c’è il problema del che fare. “Vogliamo fare finta – chiede alla platea la Lorenzetti – di andare tutti e tre verso un governo unitario? Cerchiamo di alzare l’asticella del confronto”. Per il presidente questi ultimi dieci anni sono stati “un’esperienza straordinaria, che non ho affrontato come una donna sola al comando. In dieci anni abbiamo costruito un disegno: ora però siamo dentro un terremoto”.
Dieci anni in cui, sostiene la Lorenzetti, “abbiamo cercato di tenere unita la regione senza lasciare mai soli gli enti locali. Dieci anni in cui abbiamo cercato di avere anche l’orgoglio di rappresentare l’Umbria”. Nonostante queste luci, la 56enne Lorenzetti che si dice disponibile a governare per altri cinque anni, non nasconde le ombre: “Questa regione non deve diventare un museo da vivere il weekend, su questo dobbiamo lavorare. Così come siamo stati distratti sulla nostra gioventù: basta leggere il rapporto fatto dall’Aur sui nostri adolescenti”. Per quanto riguarda l’immigrazione poi la Lorenzetti sottolinea come la società multietnica “sia già una realtà: in questo quadro va tirata fuori la questione dell’identità, che non è una parolaccia”.
E se Mauro Agostini aveva sottolineato nel suo intervento il gap che l’Umbria paga in termini di produttività, la Lorenzetti sul tema dice che “non ce l’abbiamo fatta. È vero, hai ragione Mauro: negli ultimi 25 anni abbiamo perso terreno”. Come se ne esce? Secondo il presidente se ne esce “con un nuovo welfare di comunità e con una concertazione che non deve diventare un rito stanco”. Sulla base di tutto questo la zarina chiede “una discussione vera che ci consenta di candidarci in maniera autorevole al governo della regione”. Il guanto di sfida è lanciato insomma, e ora tocca a chi la vuole scalzare farsi sotto. Di certo non basterà “l’attentato” che il sindaco di Umbertide Giulietti le fa complimentandosi con lei con due sonore pacche sulla spalla operata da poco.
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