di Daniele Bovi Un altro tema caldissimo, quello delle alleanze, viene servito all’assemblea democratica dal segretario del Pd perugino Leonelli: “Apprendo – dice – che il segretario Bottini si è incontrato con l’Udc. Per carità, tutto è legittimo e bene fa Bottini ad avviare queste discussioni. Però non posso non sottolineare come l’Udc sia lontana anni luce dal progressismo democratico che caratterizza questa regione”. Per Leonelli poi i problemi irrisolti che dovranno essere affrontati, “tutti legati fra di loro”, sono quelli delle infrastrutture, della crisi e dell’occupazione. Una decina di minuti di show li regala poi l’assessore regionale alla Sanità Rosi. Dopo aver rivendicato la bontà della sanità umbra e quindi il lavoro fatto, passa al capitolo primarie: “Sarò aspro – premette e promette il subcomandante dell’Alto Tevere democratico -. Facciamole ‘ste primarie, così vediamo cosa vogliono gli umbri. Facciamole per il presidente ma anche per il listino, per il Consiglio regionale e per i parlamentari. Perché qui c’è chi deve rendicontare sempre e chi no”. Il riferimento, esplicito, è alla truppa di parlamentari Pd, nominati più che eletti grazie al Porcellum leghista. Ed è qui che Agostini dal centro della sala va fuori dai gangheri: “Va bene va bene – urla a Rosi – facciamole e contiamoci, subito”. Più vellutato, com’è nello stile dell’uomo, è stato l’intervento di Fabrizio Bracco: “Più volte – dice – ho tentato di avviare una discussione programmatica sull’Umbria. Ma ora non accetto di essere ingabbiato intorno al sì o no su Maria Rita legandolo ad un giudizio positivo o negativo sugli ultimi dieci anni: è un qualcosa di asfittico e folle”. Anche lui poi sottolinea tre problemi a cui mettere mano: la crisi, “che è un terremoto”, l’occupazione e i pericoli per la democrazia. “C’è un sentimento di sfiducia e incertezza diffusi: è vero che la nostra sanità funziona, ma come si risponde al sentimento di sfiducia che accomuna molti umbri anche su questo aspetto?”. Per quanto riguarda poi il tessuto produttivo della regione, Bracco sottolinea come “accanto alle eccellenze ci sia un sistema di piccole imprese obsoleto: ora a noi tocca lanciare un grande progetto per l’Umbria che sta in questo nuovo scenario, un modello di sviluppo radicalmente diverso. Mentre Lombardia, Piemonte e Liguria – mastica amaro Bracco – stanno pensando ad una mega regione con servizi integrati, noi non riusciamo a fare neanche la holding dei trasporti”. Condividi