di Daniele Bovi
Dopo il bailamme sul regolamento per le primarie si passa al dibattito intorno alla relazione del neosegretario Bottini. L’intervento che tutti aspettano è quello del presidente Lorenzetti, silente da molto tempo, che arriverà intorno alle 14.
Immaginifico come sempre è stato l’intervento dell’ex sindaco di Perugia Locchi, secondo il quale “a volte va ribadito il valore strategico della scoperta dell’acqua calda”. Scoperta che secondo Locchi consta nel fatto che “il Pd le elezioni di marzo vuole vincerle”. Per l’ex sindaco il bicchiere degli ultimi dieci anni di governo è mezzo pieno, “anche se alcune questioni vanno affrontate”. Prima fra tutte quella della crisi, “che oggi impone un’agenda diversa a tutti. E poi le liste di attesa e la questione ambientale: un percorso ad esempio è stato avviato sul ciclo dei rifiuti, ma ancora non si è arrivati alla sua chiusura”. Alla fine non manca un appello al buon senso: “Smettiamola di incartarci in discussioni inutili, anche perché rischiamo di assottigliare il credito di cui ancora godiamo”.
Secondo l’onorevole Agostini invece quello che serve è pensare “ad una fase nuova”. Di solito in politica quando si sentono espressioni come fase nuova o fase due sarebbe meglio che i protagonisti della fase uno cominciassero a mettere mano alla pistola. In questo caso però, fa capire Agostini, non è così: “Il problema non è chi ha governato fino ad oggi: in questa discussione sterile non voglio essere imprigionato”. In sostanza, dice Agostini, qui non è più possibile pensare ad una “nuova fase di sviluppo dell’Umbria come abbiamo sempre fatto, concependola come un continuo fare passi in avanti. Qui bisogna rifondarlo questo sviluppo”. Perché? “Perché la crisi, come ha detto Maria Rita qualche giorno fa, non è un temporale ma un terremoto, un passaggio d’epoca. E per candidarci a governarla serve una politica forte nelle proposte e sobria nei comportamenti”.
I problemi economici che Agostini sottolinea attengono alla capacità della regione di creare reddito. Secondo l’onorevole “la nostra produttività negli ultimi 25 anni è scesa scavando un solco tra noi e le altre regioni. Abbiamo creato – si chiede – un modello contrario rispetto a quello che vogliamo? Qui c’è bisogno di green economy, di un modello urbanistico che non divori il territorio, di investire sulle eccellenze e di capire che cosa vogliamo fare e che ruolo debbono avere le nostre università. Il turismo poi – conclude – non può essere il settore cenerentola”.
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