Ci sono voluti due giorni e una notte, ma alla fine, come da copione, le Regioni si sono messe d'accordo su come spartirsi le risorse per la sanità 2010. Una partita da oltre 106 miliardi di euro. ''Dopo un intenso lavoro e molte difficoltà superate, abbiamo raggiunto l'accordo con grande senso di responsabilità, a dimostrazione del senso istituzionale delle Regioni'' ha commentato il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani.
La trattativa sul riparto del fondo sanitario nazionale è sempre molto ardua e ogni anno mobilita in una lunga maratona governatori e assessori alla sanità. E' stato così anche questa volta, non senza frizioni e con qualche fuori programma. Sul piatto, la proposta di riparto che il ministero del Welfare ha inviato alle Regioni il 2 dicembre e 106,2 miliardi. Di questa somma, tolte le cifre vincolate per voci a parte, il totale destinato ai livelli essenziali di assistenza ammonta a 102,9 miliardi.
Il risultato è un'intesa che riequilibra il quadro dei finanziamenti regione per regione, riducendo di gran lunga le riduzioni prospettate nell'ipotesi del Welfare. In sostanza, nessuno perde in maniera macroscopica rispetto al 2009. E dove riduzioni ci sono - come nel caso di Molise, Basilicata, Calabria, Provincia autonoma di Bolzano - è più corretto parlare di ''limature'' che di tagli. Anche la Liguria, che applicando i conteggi del ministero si vedeva decurtare 130 milioni, ha ridotto il calo a 20 milioni.
In sostanza, attraverso un'alchimia contabile di pesi e contrappesi, la suddivisione delle risorse è stata bilanciata a favore di chi avrebbe potuto essere più svantaggiato. Durante i lavori, infatti, il Sud e la Liguria hanno puntato i piedi per far sì che i parametri legati alla popolazione anziana non perdessero peso nel ''paniere'' adottato per il riparto. ''La proposta del governo dimezza il valore di questo coefficiente - hanno ripetuto - e questo si traduce in un taglio di risorse per territori in cui gli anziani sono più numerosi''.
L'idea di fondo del Welfare era quella di mettere in moto un meccanismo che incidesse su chi tradizionalmente ha avuto un livello di risorse pro capite piuttosto alto. Ma, in questa fase, una manovra di questo tipo avrebbe avuto un impatto non di poco conto al sud, sugli enti con la sanità in deficit e alle prese con i piani di rientro. Le Regioni hanno preferito aggiustare i quozienti per garantire a tutti più ossigeno. Senza per questo togliere molto a chi, come Lombardia (+500 milioni), Veneto (+247 milioni), Emilia Romagna (+98 mln), Piemonte (+61 mln) o Toscana (+55 mln) porta comunque a casa un buon ''premio''. Somme aggiuntive che - va detto – ricadono nella disponibilità di regioni in cui la sanità ha una qualità più alta che altrove.
Arrivare a questo risultato non è stato semplice. Poco dopo la mezzanotte l'intesa sembrava cosa fatta. Poi c'è stato un dietrofront: per un errore nei conti, mancavano all'appello 40 milioni di euro, racconta chi ha partecipato ai lavori. Tutto da rifare o quasi. Governatori e tecnici hanno riaperto la riunione e ci sono volute altre sei ore prima di siglare l'accordo. Ecco un prospetto relativo alle cifre ripartite regione per regione (relativo alla sola copertura dei Lea).
REGIONE FABBISOGNO PER REGIONE
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PIEMONTE 7.758.799.365
VALLE D'AOSTA 218.968.977
LOMBARDIA 16.660.720.178
BOLZANO 832.173.632
TRENTO 883.385.110
VENETO 8.325.815.123
FRIULI V.G. 2.161.670.487
LIGURIA 3.022.830.059
EMILIA R. 7.592.877.541
TOSCANA 6.535.992.848
UMBRIA 1.572.303.414
MARCHE 2.741.249.666
LAZIO 9.585.081.066
ABRUZZO 2.306.470.227
MOLISE 557.194.321
CAMPANIA 9.580.132.689
PUGLIA 6.840.731.375
BASILICATA 1.022.037.970
CALABRIA 3.403.879.083
SICILIA 8.455.720.254
SARDEGNA 2.837.464.515
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ITALIA 102.895.497.900.
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