“Di fronte alle valutazioni del presidente del Consiglio Berlusconi sulla Costituzione, sugli organismi istituzionali a essa collegati, in primo luogo la Corte costituzionale e sulle modalità di esercizio della sovranità popolare, non si può che esprimere una profonda preoccupazione ed una netta e decisa riprovazione. In linea e in piena sintonia con le posizioni espresse dal presidente della Repubblica e da quello della Camera dei Deputati”. Il presidente del Consiglio regionale dell’Umbria, Fabrizio Bracco, interviene sulla polemica seguita all’intervento del presidente del Consiglio dei ministri durante il congresso del Partito popolare europeo, svoltosi a Bonn giovedì scorso.
“Nella sommaria cultura democratica che ispira il premier italiano – dice Bracco - convivono pericolosamente due elementi: una visione populistica della politica, e una padronale, per cui i nominati negli organismi, anche di garanzia come la Corte costituzionale, li si vorrebbe far dipendere da chi li nomina. Entrambe queste concezioni sono lontanissime dalla nostra cultura politica e dalla consolidata tradizione democratica, sancita dalla Costituzione e basata sulla divisione dei poteri e sul bilanciamento di essi attraverso un sistema di controlli reciproci. E questi – aggiunge - non sono valori arcaici e ‘polverosi’, come implicitamente li fa apparire il capo del Governo, contrapposti a quelli che vorrebbe affermare come ‘moderni’, ma che in realtà prefigurano una forma di governo usata e abusata in alcuni paesi del centro America e dell’Europa dell’est: una sorta di ‘dispotismo democratico’ che il popolo italiano non merita e che non serve alle moderne complessità del suo vivere”. “Di fronte a questo attacco così profondo a quelle che sono le regole poste a base del nostro sistema di relazioni sociali, politiche e istituzionali – conclude il presidente del Consiglio regionale - ritengo sia dovere di tutte le forze politiche porsi seriamente il problema di come evitare una pericolosa conflittualità. Quella che il presidente del Consiglio sta alimentando in maniera sempre più accentuata, che rischia di diventare irriducibile se si travolgono le istituzioni democratiche e di garanzia, e che rischia di pregiudicare quell’impegno comune sempre più necessario per rilanciare il Paese dal punto di vista istituzionale, economico e sociale”.
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