Io c’ero a Piazza S. Pier Maggiore, in un picchetto con le bandiere dell’UI. Ho visto sfilare quasi tutto il corteo (colossale). A Piazza San Giovanni c’erano la Stefania e la Piera fin dall’inizio - la piazza era già occupata da tantissime bandiere dell’Idv (Di Pietro), mentre nel corteo enorme era l’esposizione di bandiere comuniste. Non rifiutate le une e le altre; circolava comunque un certo imbarazzo tra i “viola”. Idv e comunisti riuniti si sono impegnati allo spasimo. Visibilità, esserci, riprendersi per i comunisti; per Di Pietro continuare nella ricerca di una ancora più ampia rappresentanza politica, non solo a spese del PD ma soprattutto con un recupero dell’astensione e il ritorno all’impegno politico. Il senso della partecipazione? Ne hanno ragionato in tanti. Insofferenza per quello che è, o si suppone che sia, il regime berlusconiano definito come “mafioso”, “imbroglione” e “manipolatore”. Così i cartelli e gli striscioni, ma anche le decine di video, che abbiamo trasferito sul nostro sito web www.unioneinquilini.it. Un desiderio generale di farla finita. E poi? Quale diversa politica economica e con quali risorse, quale tipo di modernizzazione? Ancora sviluppo? E quale pace con giustizia? E come indirizzare la resistenza al saccheggio dei beni comuni verso una rinnovata coesione civica? Un anno fa l’Onda. Avevo conosciuto l’enorme corteo di Roma, a novembre: blocchi fitti, che scorrevano sotto le nostre finestre in Via Cavour. L’Onda è penetrata anche in questo 5 dicembre con la rete, i messaggi, i nuclei che si scambiano. Un anno denso nel quale decine di migliaia di giovani si sono informati e hanno discusso. Dicevo ai “compagni” che quella era una forza determinante come innesco e produzione di nuovi trainer. Gli attempati bravi compagni assentivano intercalando lo “speriamo che sia davvero così”; altri erano scettici… sulla tenuta dei giovani. Io no, perché di queste cose me ne intendevo: mai minoritario, spesso vincente e comunque non soppresso, ancora. Molto anziano (72 anni) non facevo il tifo; ero di nuovo contento di stare “con”. Anche allora, come allora, appunto:”CON”. Detto questo passo a cose di questi giorni. che impegnano Governo e Parlamento. Il piano carceri: 29 nuove carceri da Torino a Catania entro la fine del 2012. (da La Stampa – 5 dicembre 2009); 80 mila nuovi posti a regime, divisi in carceri “leggere” e padiglioni tradizionali (testuale!): 9 carceri leggere, costo 22-24 milioni a modulo (che è una cella! D.d.R). “Costruiti alla stregua della positiva esperienza compiuta nel post-terremoto” (sic!). Costi per ogni tranche: 200 milioni già stanziati (legge 14/2009 da convertire in delibera CIPE), successivamente 347-408 milioni per altre 8 strutture “leggere” e 613 milioni per carceri tradizionali. In totale: oltre 1200 milioni di euro. Per le case popolari quasi nulla: i 550 milioni stanziati nel 2007 (Ferrero-Di Pietro-Prodi) si sono ridotti a 77 milioni: Sono 600.000 famiglie nelle liste d’attesa. Ma il numero non emoziona. Non si capisce che questa platea confligge con altre miserie: con la sequenza brutale dei pogrom e degli sgomberi, prodromi di altri orrori. E come non vi sia resipiscenza nella borsa dei “locatori”, vera e propria usura deliquenziale. Per un pelo non è passata nella Finanziaria una “cedolare secca” che premiava più d’ogni altro impiego lo sfruttamento sui senza casa. Appunto; se pochissime sono case popolari le galere sono pur sempre “alloggi”! Il mese scorso 40.000 poliziotti hanno manifestare intorno a Montecitorio e Palazzo Chigi. Una cosa pericolosissima per un Governo di destra. Il turn over (cioè il parziale reintegro degli organici) verrebbe finanziato con … la dismissione degli immobili della difesa. Il Ministero della Difesa (il noto La Russa) al fine di soddisfare tali esigenze “può promuovere la costituzione di uno o più fondi d’investimento immobiliare. E la “difesa”, contro e da chi? Ci costa un’enormità: bilancio record 2009 con 24 miliardi di euro. Altri 1000 soldati italiani in Afganistan. In arrivo 750 milioni per il rifinanziamento delle missioni all’estero. Perché tutto questo? Per la rigidità di un bilancio reazionario che si affida al denaro sporco, all’ulteriore saccheggio dei beni demaniali e all’uso arbitrario del TFR inoptato. Diritto alla casa, scuola pubblica, ricerca per una Terra diversa, una sanità efficiente… sono opzionali. Qui si taglia alla grande. Le strutture della repressione interna e internazionale invece vanno comunque supportate. E se l’economia non tira, si commercializzano i beni pubblici, si vende la roba di noi altri e se questo non basta ci si affida all’illegalità finanziaria, ammessa come componente sistemica. Si rifletta sull’enfasi del Governo sugli effetti “virtuosi” del previsto flusso di 3,9 miliardi di euro derivati dallo scudo fiscale! Il Governo che teme di perdere il consenso della sua gente (incrinato è quello dei percettori dei titoli di stato, dei pensionati del ceto medio, di un intero settore delle professioni) e di apparire nei confronti degli incazzati dalla crisi come un ceto politico indifferente, va comunque a braccio. E lo fa con azzardate partite di giro come quella – denunciata da Tito Boeri – del provvedimento nel maxiemendamento della Finanziaria 2010 nei confronti del TFR inoptato (cioè non destinato ai fondi pensioni) da trasferire in un fondo di tesoreria. Questa tenaglia che sviluppa qualcosa di già visto con i governi di centro sinistra (con le cartolarizzazioni ed altro ancora…) è impugnata da un governo soggetto a veri e propri sbandamenti nel suo affannoso tentativo di rassicurare “quasi” tutti. Ma se Tremonti annaspa, l’opposizione parlamentare nella sostanza avanza dei correttivi dentro una cornice condivisa con la Destra: concorda che i costi della Difesa non si possono rifiutare, che le tariffe per le utilities sono oggettive, che le case sociali si devono remunerare e l’ingiustizia fiscale è solo evocata in qualche “approfondimento” televisivo. E una trasversalità che lascia senza rappresentanza politica una quota crescente di lavoratori dipendenti e pensionati non solo precari e di lavoratori autonomi, soggetti per ora soprattutto ad impulsi rancorosi. Ed allora? Spezzoni di linea appaiono tra i comunisti riuniti, nelle sinistre plurali che cercano di dialogare, in qualche rivista; emergono nei documenti dei sindacati di base e in alcuni settori confederali; con molta autocensura anche nel PD; Tremonti ripetutamente ci prova ma al dunque si blocca e inventa capziosi accostamenti tra il globalismo marxista e quello capitalista. Frammenti, ancora. Poi ci sono altre cose, quelli di Terra Viva, con molte stravaganze, quelli di Sbilanciamoci! che andrebbero conosciuti meglio e lo faremo. Un movimento tenace denso d’impulsi strategici è quello che si batte contro la privatizzazione dell’acqua, una rete preziosa di piccoli gruppi capaci di influenzare i territori. Ed altro, che si intuisce. Ritorno ai giovani, non più giovanissimi, dell’Onda, contigui ma solo in parte con i Centri Sociali. Li percepisco soltanto. Si afferma che il modulo è quello, senza centralizzazioni, senza partiti. Non so. Anche i club dell’89 (quello Francese, non quello del muro caduto!) erano indescrivibili ma arrivarono a conoscersi, a decidersi, a dividersi conoscendosi e combattendosi. Generarono un altro mondo che è ancora il nostro mondo. Il 5 dicembre che cosa è stato? Può trascinare chi esita, chi non vuole ascoltare, chi crede di odiarci e non è vero, chi nega ogni possibilità di progresso morale e lo vorrebbe; chi resta diviso ( e perché no?) ma potrebbe con/vivere invece di fare la guerra? Intravedo delle possibilità e questo è molto interessante. Condividi