Reddito sociale, reddito di cittadinanza, reddito di base, tutte ipotesi, proposte, anche differenti tra loro che però hanno l'obiettivo in comune di una riforma radicale dello stato sociale, della necessità di lottare contro la precarietà, di pensare ad una nuova redistribuzione della ricchezza prodotta. La precarietà non è solo un incidente di percorso nella biografia di una persona, ma la norma dominante nei rapporti tra capitale e lavoro. Parlare di precarietà significa parlare di questione sociale cioè di rapporti sociali di produzione e di come le politiche nazionali e sovranazionali li hanno codificati in leggi. La cancellazione progressiva dei diritti sociali di cittadinanza non ha significato solo un attacco alle condizioni di vita del lavoro dipendente, ma anche, come scrive Benedetto Vecchi su Il manifesto, la costruzione di una nuova figura, “l'individuo proprietario”, attorno a cui far ruotare l'intera azione statale e l'insieme dell'organizzazione sociale. Dietro l'ideologia del mercato è possibile svelare l'inganno del lavoro autonomo (il popolo delle partite IVA), non come un insieme eterogeneo, ma come l'esito di una operazione politica che condanna allo stesso regime fiscale chi guadagna poche migliaia di euro l'anno svolgendo un lavoro eterodiretto e chi invece guadagna redditi stratosferici. La crisi del sistema neoliberista nel nuovo Paese, evidenzia ancora di più quanto il sistema degli ammortizzatori sociali sia obsoleto, inadeguato, ingiusto ed iniquo. Dagli effetti della crisi, disoccupazione, inoccupazione, precarietà, si squadernano plasticamente gli esclusi da ogni forma di sostegno al reddito: commercianti, artigiani, lavoratori degli studi professionali, liberi professionisti, ecc. oltre il 60% delle forze lavoro del nostro Paese. E per i lavoratori subordinati solo cassa integrazione. Un sistema che in termini sociali non può reggere. Occorre cambiare radicalmente. Innanzitutto una politica adeguata alla situazione non può che contemplare un intervento dello stato, per garantire un margine di manovra a chi è condannato a vivere nell'eterno presente della necessità. “Reddito per tutti: un'utopia concreta” (Manifestolibri, pp. 264, € 25), raccoglie una serie di contributi dei principali teorici mondiali del reddito di base (Philippe Van Parijs, Erik Olin Wright, Claus Offe, Guy Standing, Erik Christensen e Daniel Raventos), insieme a quelli di chi in Italia è da tempo impegnato nell'elaborazione di questa proposta (Cristina Morini, Andrea Fumagalli, Andrea Tiddi, Giuseppe Bronzini, Sandro Gobetti, Luca Bronzini, Corrado del Bò, Carlo Vercellone e Giuseppe Allegri). Il libro è curato dall'associazione Basic Income Network – Italia e dimostra che il reddito di cittadinanza è entrato a far parte del dibattito internazionale sulle alternative alla crisi del neoliberismo e delle teorie del libero mercato globale, intercettando nuove prospettive. La lettura e lo studio del libro è consigliato a tutti e tutte coloro che stanno sostenendo la proposta di legge regionale per l'istituzione di un reddito sociale, anzi sarebbe necessario diffonderlo, presentarlo, alimentare attorno al libro un dibattito con le forze politiche, i sindacati, le associazioni. La lotta per la riforma dello stato sociale e l'istituzione del reddito sociale sarà lunga, occorre attrezzarsi e aprire uno scontro culturale con tutti coloro che vogliono conservare questo sistema iniquo. Condividi