Il processo di costruzione della fFederazione della sinistra, non può prescindere da una ripresa del rapporto di fiducia tra le forze che in essa si riconoscono e tutti quei soggetti vittime degli effetti della crisi. La questione del lavoro in tutte le sue implicazioni, occupazione, precarietà, sicurezza, l’impoverimento delle famiglie, le manifestazioni violente nei confronti delle diversità, siano esse di etnia, genere o scelte sessuali, sono temi di fondo che pongono la sinistra di fronte ad uno scenario preoccupante quanto contraddittorio, di limite soggettivo. Ma, al tempo stesso, di grandi potenzialità oggettive. Di fatto, la sconfitta della sinistra non ha pregiudicato forme diffuse di resistenza a soluzioni della crisi ciniche e prevaricanti: inedite forme di lotta stanno espandendosi per il paese, sempre più spesso frutto di iniziative auto organizzate che non delle mediazioni classiche di partiti e firme sindacali. I lavoratori sui tetti, il movimento degli studenti, ed ancora (e finalmente) il ritorno in piazza delle donne contro ogni forma di discriminazione e violenza sessuale, sono tutti elementi che inducono a ben sperare per una ripresa delle coscienze e di quel concetto di solidarietà tramontato da tempo. Certo il quadro è fosco e buio, alla crisi generale del sistema capitalistico non si intravede uno sbocco di sinistra ma anzi, può addirittura trovare fondamento il timore di svolte autoritarie ed antidemocratiche. Ma ampliando gli orizzonti, come alcune voci della sinistra europea ci dicono, contestualmente alla crisi generale del sistema, la sinistra può avere “mercato”: a patto che, necessariamente, decida di disporre di gruppi dirigenti seri e coscienti delle difficoltà in campo, capaci di ricostruire un tessuto politico credibile ed in grado di riportare al centro della propria azione una reale proposta di alternativa. In questo senso, non può passare inosservato il punto di svolta rappresentato dal successo della manifestazione contro la violenza sui generi, il ritorno delle voci di migliaia di donne che ritrovano il coraggio e la consapevolezza di riaffermare i propri diritti. Non a caso, da alcuni anni a questa parte, abbiamo assistito ad una azione sistematica di demolizione di tutte quelle conquiste che, dopo tante battaglie, consideravamo acquisite, scontate. Ed abbiamo abbassato la guardia. In maniera dapprima subdola, fino alle forme attuali di plateale volgarità, un potere concentrato in mani fasciste ed amorali ha sferrato l’attacco all’autodeterminazione ed alla dignità delle donne, mortificandone l’immagine e violentandone i corpi. Il bisogno e la voglia di riportare al centro la condizione dei diritti delle donne, non può prescindere, oggi come ieri, dalla questione complessiva dei diritti in genere; per meglio intenderci, utilizzando una terminologia non arcaica ma quanto mai attuale, dalla “lotta di classe”, nelle forme più avanzate e generali del conflitto. Dall’ALCOA ad EUTELIA, dalle proteste di Termini Imerese, ed ancora dal movimento dell’onda che stupisce per capacità di organizzazione e resistenza, giungono segnali di una scossa che sta attraversando l’intero paese, spinti da necessità ma comunque di nuovo in movimento. Per impedire però che il conflitto rimanga confinato in una mera parcellizzazione, priva di prospettiva, piuttosto che condurre ad una nuova generale presa di coscienza dei valori della solidarietà, della democrazia e della sinistra, esiste una condizione oggettivamente indispensabile: la costruzione di un soggetto politico in discontinuità con il passato, in grado di mostrarsi affidabile e di aggregare consensi attorno ad un progetto di unità della sinistra. Una sinistra autonoma dal PD, chiara negli obiettivi e nel percorso, che recuperi coscienza delle contraddizioni vecchie e nuove che ruotano necessariamente attorno al movimento operaio ed al lavoro dipendente in genere. Questa speranza di una nuova stagione suscita nelle compagne e nei compagni la Federazione della Sinistra: nella consapevolezza che non ci saranno prove d’appello. Condividi