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Se qualcuno ha creduto che la reazione della Fiom al contratto separato e gli scioperi spontanei che si sono susseguiti fossero solo una rivolta, e che tutto sarebbe rientrato nel nuovo corso segnato dalla politica di Confindustria e dai sindacati concertativi, è arrivata la smentita definitiva. La segreteria nazionale della Fiom, in conferenza stampa a Roma nella sede centrale della Cgil di Corso Italia, ha messo in fila i passi già annunciati dopo la firma sul contratto voluto da Federmeccanica e Fim e Uilm il 15 ottobre scorso. I numeri annunciati dai sindacati firmatati dopo la votazione sul contratto dicono che è stata messa in piedi “una vera farsa”, dice il segretario generale della Fiom Rinaldini. “Le assemblee dicono tutt’altro: le regole di questo accordo noi non le rispettiamo”. A far data da oggi quindi la Fiom invierà a tutte le imprese una lettera nella quale si chiede all’azienda di confermare l’applicazione del contratto vigente, o viceversa si diffida dall’applicare il contratto separato. Se entro 15 giorni dalla ricezione della lettera raccomandata la Fiom riceverà risposta negativa o non riceverà risposta, “saremo costretti – scrive testualmente – ad agire in giudizio per contestare o contrastare un evidente comportamento antisindacale”. Il sindacato delle tute blu è pronto a intentare fino a 11mila cause, tante sono le imprese che fanno capo a Federmeccanica, sull’articolo 28 dello Statuto dei lavoratori, per “messa in discussione dell’applicazione di un contratto collettivo – conclude la lettera - pienamente vigente ed efficace, per Voi vincolante”. “Aspetteremo la scadenza del biennio economico (fine dicembre, ndr)”, precisa Rinaldini ma, come chiarisce la lettera inviata per conoscenza a Federmeccanica, “per quanto ci riguarda la vertenza è ancora aperta e pertanto gli aumenti che nel frattempo verranno corrisposti li consideriamo un’erogazione unilaterale”. Da gennaio dunque si apriranno le vertenze sul biennio economico, o partiranno le cause. E’ evidente che “la diffida ha una funzione inibitoria – precisa Giorgio Cremaschi – per l’applicazione della parte normativa, in quanto è un accordo inesigibile sul piano legale”. Questo il quadro con il quale la Fiom riporta la barra sulla democrazia sindacale, sostenuta peraltro dalla presentazione della proposta di legge d’iniziativa popolare. Maurizio Landini, responsabile dell’ufficio sindacale, ne illustra i punti salienti: il diritto per tutti i lavoratori, anche nelle aziende con meno di 15 dipendenti, all’elezione della Rsu con sistema proporzionale puro, senza quote garantite, da tenersi in un’unica ‘election day’ su tutto il territorio nazionale ogni 3 anni; la definizione di un sistema di certificazione della rappresentatività sindacale basato sulla percentuale dei voti ottenuti nelle elezioni delle Rsu e sul numero degli iscritti; la titolarità della Rsu a contrattare tutti gli aspetti che riguardano la condizione lavorativa e a sottoscrivere i contratti di secondo livello. Inoltre l’obbligatorietà del referendum per la validazione dei contratti, su piattaforme sottoscritte dalle organizzazioni sindacali che rappresentino il 40 per cento dei lavoratori, media tra il dato elettorale dei voti per la Rsu e il dato associativo, mentre al 5 per cento è fissata la percentuale minima per definire la rappresentanza sindacale, raggiungibile partendo ‘ad armi pari’, ovvero con diritto per tutti di indire assemblee, usufruire delle bacheche e quant’altro sia necessario ad un reale confronto democratico. Rinaldini è esplicito nel chiarire che l’iniziativa della legge va oltre la questione strettamente sindacale. “Questa petizione - dice - serve ad aprire il problema della democrazia nel nostro paese”, perché è evidente che la questione cruciale che si pone oggi è più generale. “La situazione sta precipitando – continua il leader sindacale – ci sono decine di stabilimenti presidiati, e sono già in calendario nuovi scioperi nazionali, la cantieristica navale il 10, le installazioni telefoniche il 18, la Fiat il 22”. “E ci sono questioni cruciali come i licenziamenti di Alcoa, il cui incontro al ministero è previsto per il 9, o Eutelia, dove ancora i lavoratori non hanno ricevuto gli stipendi arretrati, e va avviata immediatamente l’amministrazione controllata”. E queste sono solo le ultime due in ordine di tempo, dove “si sta arrivando alla fase peggiore sul versante occupazionale e la tensione sta crescendo in modo esponenziale”. “Gli stessi scontri con la polizia, l’ultimo contro gli operai Alcoa – sottolinea Rinaldini - fanno parte di una tensione destinata a salire, in assenza di una politica industriale e di sostegno al reddito”. Ma il fronte della crisi occupazionale si sta allargando a macchia d’olio, e coinvolgerà anche le centinaia di lavoratori che vedono esaurirsi la cassa integrazione senza alcuna ripresa lavorativa. A questo governo e Confindustria hanno risposto esautorando i lavoratori dei loro diritti, limitando le tutele e tentando di marginalizzare gli spazi di reazione. Da qui a eliminare fisicamente il lavoratore più debole il passo è breve. E’ così che Gianni Rinaldini annuncia la tragedia che ha colpito il presidente del comitato centrale e segretario della Fiom di Biella Adama M’body, senegalese, il cui fratello, operaio carpentiere, è stato ucciso con diverse coltellate e ritrovato a 30 chilometri di distanza dal luogo del lavoro, riverso in un canale vicino Vercelli, nel tentativo di occultare il cadavere. Ad ucciderlo sembrerebbe essere stato proprio il titolare del cantiere dove Ibrahim, questo il suo nome, lavorava. La motivazione? Gli doveva troppi stipendi arretrati. Una vittima in più, a cui è dovuta una battaglia senza quartiere per la democrazia e i diritti, anche con lo “sciopero generale”, probabilmente a febbraio. Condividi