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CITTA' DI CASTELLO - Avventura letteraria per l’ex presidente di Sogepu Pino Benedetti, autore del libro “Il seme d’Adamo”, presentato alla Sala degli Specchi di Palazzo Bufalini a Città di Castello dal professore Matteo Martelli, con l’ausilio di Beatrice Berretti voce recitante. La lettura dell’incipit del libro ha introdotto il pubblico alle atmosfere di un romanzo che contribuisce ad aprire una nuova prospettiva sui rapporti che Leonardo da Vinci ebbe con l’Alto Tevere. La trama si dipana a partire dall’acquisto da parte dell’autore di una statua lignea - per fattura, datazione e caratteristiche - riconducibile al tempo ed allo stile di Leonardo. Sull’attribuzione dell’opera, e sui segreti che racchiude, Benedetti tesse suggestioni e indizi, che aggiungono, ad una severa impostazione storico-critica, gli ingredienti classici del filone d’azione. Stampato per i tipi di Petruzzi editore, “Il seme d’Adamo” è per Benedetti “il racconto di un’esperienza reale dai risvolti esistenziali: un’artista scopre un irriconoscibile Leonardo da Vinci al quale lega la propria vita fisica e metafisica attraverso la scoperta dell’inedito, del primo restauro, mischiando realtà e immaginazione”. Pagina dopo pagina emerge dall’intreccio il percorso che Benedetti, come studioso e come scultore, ha compiuto sulla statua ritrovata, attraverso un ricco apparato fotografico e l’inedita riproduzione di cartografie di Leonardo, su cui si basa buona parte dell’ipotesi di attribuzione. Avvalendosi dell’ausilio di un professionista, l’ingegnere Giovanni Cangi, l’autore ha trovato, tra i documenti conservati in Inghilterra nel Castello di Windsor, una mappa autografa di Leonardo che riproduce il territorio compreso tra Citerna, Monterchi e Piosina, disegnato dal punto di osservazione che offre Città di Castello, o meglio il versante collinare di Celle. Per Benedetti “questa è la prova regina dei rapporti tra il genio del Rinascimento e la città per la quale Raffaello dipinse lo Sposalizio della Vergine”. Come ogni buon romanzo d’avventura, l’autore non trascura elementi essenziali: un papiro con indicazioni misteriose, le numerose coincidenze con l’iconografia storica di Leonardo - dall’uomo vitruviano ai disegni per gli studi - sono i motori dell’azione che terminerà solo dopo un cammino di scoperte progressive e circolari. Intervenendo alla presentazione il sindaco di Città di Castello Fernanda Cecchini ha sottolineato come “a prescindere dal destino e dall’origine della statua, il romanzo valorizza il paesaggio e l’arte che l’Alto Tevere esprime, contribuendo a farlo conoscere, a rifocalizzarne le eccellenze”. “Il racconto è sostenuto da un profondo lavoro di ricerca e documentazione” ha precisato Martelli per il quale “la scrittura, incalzante e poetica, solleva una storia di scienza e tecnica fino al livello della pura letteratura”. “Il romanzo - per l’autore - unisce saggi di restauro e di storia dell’arte con la riscoperta degli artisti di ieri, non limitato ai grandi, ma anche a quelli apparentemente minori, che hanno contribuito a portare fino ai nostri giorni il frutto della stagione rinascimentale. Il volume sarà motivo di discussioni e polemiche ma anche di divulgazione culturale, trasportando avvenimenti relegati nelle talvolta ristrette e difficili stanze del sapere alla comprensione di tutti. Il racconto anche per questo ha la veste di un thriller, annoda e snoda eventi che uniscono passato e presente dell’uomo con la perenne ricerca della consapevolezza pur tra le lusinghe del male, fino al desiderio di perpetuare la caratteristica che contraddistingue i figli di Adamo, la costante ricerca del nuovo”. Il soggetto della statua intorno a cui ruota “Il seme d’Adamo” è un Cristo deposto, che, in omaggio alla sua terra d’adozione, Benedetti, nell’immaginazione e come auspicio, sarà esposto in un museo dell’Alta Valle del Tevere, una collocazione non definita ma comunque prossima a Piero della Francesca, Raffaello Sanzio e Alberto Burri. Condividi