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PERUGIA - “Anche quest’anno i dati della raccolta differenziata in Umbria sono tutt'altro che confortanti. Mentre i rifiuti crescono dell'1,48 per cento, la raccolta differenziata si attesta al 29,82 per cento, ben lontana dal 45 per cento fissato dalla normativa nazionale. Fanalini di coda tra le città sopra i 15mila abitanti sono ancora una volta Orvieto che scende all'11,17 per cento di differenziazione e Città di Castello che peggiora ancora il proprio dato fermandosi al 16,39 per cento. Le migliori performance vanno al comune di Gubbio che sale dal 36 al 47,11 per cento e a Marsciano che raggiunge il 44,55 per cento”. Con queste parole Oliviero Dottorini, capogruppo dell’Italia dei Valori in Consiglio regionale, commenta i dati 2008 relativi alla Certificazione della produzione di rifiuti urbani e della raccolta differenziata in Umbria. “Questi dati – ha detto l’esponente dell’Italia dei Valori - sono lo specchio di una regione che procede a due velocità: da una parte i Comuni virtuosi che superano addirittura la soglia fissata per legge, dall'altra le cattive amministrazioni che peggiorano persino i già pessimi risultati del 2007, scendendo a percentuali a dir poco scandalose e degne di ben altre realtà del Paese. In mezzo troviamo i capoluoghi di provincia, Perugia e Terni, che non a caso si attestano su un dato medio attorno al 30 per cento, incapaci di far fare il salto di qualità all'intera regione. Discariche oramai piene e impianti di incenerimento che faticano a rispettare le più basilari norme sull’inquinamento sono il risultato di anni di attendismo e di scelte sbagliate. Occorre subito dare gambe al nuovo Piano regionale dei rifiuti e concentrarci soprattutto sulla riduzione dei rifiuti e sulla raccolta differenziata 'porta a porta'. Da dati ufficiosi per l’anno in corso sappiamo infatti che nei quartieri delle città dove è partita la raccolta differenziata domiciliare la percentuale è già balzata a oltre il 60 per cento. Questo avviene anche in quelle realtà, come Città di Castello, che fino al 2008 si sono distinte per politiche di gestione arretrate, come i dati dimostrano. La raccolta porta a porta paga, nonostante in molti non applichino la tariffazione puntuale sulla base del principio “chi meno inquina meno paga”. Molti Comuni, infatti, ignorano completamente quanto previsto nel Piano dei rifiuti, vale a dire la necessità di passare da tassa a tariffa sulla base della quantità di rifiuti indifferenziati realmente prodotti dalle famiglie”. “In ogni caso – prosegue - sono comunque incoraggianti i risultati di chi ha puntato con decisione sulla raccolta differenziata. Il che dimostra come le nostre richieste fossero quanto mai fondate e come allo stesso tempo fatichino a trovare un'attivazione concreta in molti Comuni, compresi quelli dei due capoluoghi di provincia che invece rappresentano un’alta percentuale della popolazione regionale. Deve essere chiaro a tutti che il superamento del sistema di discariche sarà possibile solo attraverso le politiche virtuose degli Ati e dei Comuni. Chi continuerà a comportarsi in modo arretrato, non potrà accedere ai contributi regionali. Dobbiamo dire basta al sistema delle discariche e chiudere quelle ormai esaurite che danneggiano i cittadini e rischiano di inquinare ambiente e territorio. Per fare questo - conclude Dottorini - occorre sperimentare soluzioni moderne, come quella di Vedelago, molto conveniente in termini sia economici che ambientali, che garantisce maggiore occupazione, flessibilità impiantistica, sicurezza e risparmi concreti per i cittadini”. Condividi