di Walter Verini
Ho deciso di partecipare alla manifestazione di sabato prossimo a Roma, dopo che i miei figli - ormai adulti - mi hanno spiegato che ci sarebbero stati, con convinzione. E io vorrei sintonizzarmi con i miei figli e, idealmente, con quelle centinaia di migliaia di ragazzi e cittadini che saranno a Roma, questo sabato.
Sintonizzarsi non vuol dire appiattirsi. Ma condividere segni, emozioni, contesti. Non vedo grandi controindicazioni a che un dirigente del PD partecipi alla manifestazione. È stata indetta da una rete di blogger. Ha raccolto centinaia di migliaia di adesioni. È stato detto a chiare lettere a piccoli e medi partiti di evitare di mettere il cappello sull’evento e di stare alla larga dal palco.
Certo, ci sarà (c’è) chi cercherà di lucrare qualche spicciolo di consenso dalla propria partecipazione, ma non mi sembra il problema fondamentale. Se ci saranno toni sbagliati, accenti giustizialisti, attacchi pretestuosi alle istituzioni e al nostro partito, ne prenderei le distanze.
Quello del 5 dicembre è un modo per far sentire anche in piazza la voce di una parte importante di questo Paese che pensa che i valori fondanti della Costituzione, dell’uguaglianza di fronte alle leggi, del rispetto delle regole, della lotta alle mafie non siano optional, ma fondamenta della convivenza civile. Fondamenta che oggi come non mai hanno un insostituibile punto di equilibrio, di sintesi, un vero baluardo nel ruolo e nella persona del Presidente della Repubblica. Fondamenta che non possono non stare nel dna del Partito Democratico.
È antiberlusconismo questo? Che vuol dire? Non si deve ridurre tutto all’etica della politica, sostiene qualcuno. Ma l’etica non può non essere alla base dell’azione politica di un partito che ha l’ambizione di parlare al Paese e che, per questo, vuole sintonizzarsi con i cittadini anche sulle grandi questioni sociali, la crisi, il lavoro e l’impresa, la sicurezza, la scuola e così via.
Superate le tensioni congressuali, sarebbe necessario ed urgente che il PD rimettesse al centro dell’agenda politica anche il tema della questione morale, intesa come grande questione democratica, come netta separazione tra la politica e la gestione (sanità, ma non solo), come rispetto di un quadro di regole rigorose e trasparenti nel quale i partiti si occupano con ambizione di programmi, progetti e stanno alla larga dall’ingerirsi in qualsiasi forma nella gestione amministrativa.
Condividere non vuol dire né cavalcare né essere subalterni al movimento reale delle cose. Quello che si preannuncia per sabato ha queste caratteristiche. Non possiamo starne alla larga. Sarà più facile, poi, provare a dare sbocco politico, riformista e parlamentare a queste manifestazioni. Per questo, ci sarò anche io e il giorno dopo riuscirò forse a discutere di politica con i miei figli anche in dissenso con più naturalezza e sintonia.
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