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PERUGIA – Con 15 voti favorevoli, 8 contrari e un astensione (Melasecche Udc), il Consiglio regionale ha approvato l’Atto di programmazione sulle politiche locali di sicurezza (2009/2010) predisposto dalla Giunta regionale e legato alla legge regionale n. 13/2008 sulle “Disposizioni relative alla promozione del sistema integrato di sicurezza urbana e alle politiche per garantire il diritto alla sicurezza dei cittadini”. Le linee principali dell’atto riguardano: il rafforzamento degli interventi nei confronti delle vittime dei fatti criminosi; il potenziamento dei servizi a sostegno dell'operatività della polizia locale; l’incremento delle misure di prevenzione sociale nei confronti delle aree e dei soggetti a rischio di attività criminose; il rilancio dei Patti integrati di sicurezza urbana come strumento di “sicurezza partecipata”. Lo stanziamento complessivo ammonta a 500 mila euro in due anni, che potranno essere assegnati ai progetti presentati da Comuni ed Enti locali seguendo le priorità dei 5 ambiti di intervento definiti. SCHEDA “POLITICHE LOCALI DI SICUREZZA” Il documento, la cui presentazione da parte dell'esecutivo è stabilita dalla legge regionale “n. 13/2008 - Disposizioni relative alla promozione del sistema integrato di sicurezza urbana ed alle politiche per garantire il diritto alla sicurezza dei cittadini", contiene l'analisi sullo stato di attuazione della legge; le priorità e i criteri relativi alla realizzazione e al finanziamento delle attività e delle azioni previste dalla norma; la quota delle risorse destinate alle varie tipologie di intervento; l'indicazione circa l'utilizzazione delle risorse; gli obiettivi e le modalità per la sottoscrizione dei Patti integrati di sicurezza urbana. Gli obiettivi da perseguire nel biennio 2009 - 2010 riguardano CINQUE AREE PROGETTUALI: realizzazione di servizi di prima assistenza e aiuto alle vittime di fatti criminosi; vigilanza sul territorio (anche attraverso la valorizzazione delle formule operative basate sull'esperienza del vigile di quartiere, quale strategia di controllo del territorio caratterizzata dalla vicinanza ai cittadini e ai loro bisogni di sicurezza); acquisizione e modernizzazione delle dotazioni tecniche e strumentali (miglioramento dell'efficienza delle sale operative della polizia locale e il loro collegamento con le sale operative delle forze di polizia e con altri organismi preposti alla tutela dei cittadini); rafforzamento dell'integrazione operativa e della condivisione dei flussi informativi tra le forze dell'ordine (per la raccolta dei dati territoriali relativi a fenomeni di criminalità diffusa, di disagio sociale, di disordine urbano e di vandalismo); rafforzamento delle azioni di inclusione e prevenzione sociale nei confronti delle aree e dei soggetti a rischio di attività criminose. Per migliorare la tutela della qualità urbana, della convivenza civile e sicurezza sociale si procederà con l'estensione del servizio del "vigile di quartiere"; il miglioramento dell'efficienza delle sale operative della polizia locale e il loro collegamento con le sale operative delle forze di polizia e con altri organismi preposti alla tutela dei cittadini; la condivisione dei flussi informativi tra le forze dell'ordine, per la raccolta dei dati territoriali relativi a fenomeni di criminalità diffusa, di disagio sociale, di disordine urbano e di vandalismo. Nelle aree e verso i soggetti a rischio di attività criminose, ci saranno interventi in quei contesti dove già esiste un problema di disagio conclamato o in quelle zone percepite come insicure, attraverso azioni di prevenzione mirata, coordinate con i programmi di intervento sociale e assistenziale generali i cui destinatari spesso non sono precisamente individuati e neppure spesso individualizzabili. Il Bilancio 2009/2010 della Regione stanzia per gli "Interventi in favore della sicurezza dei cittadini” 500 mila euro, che verranno ripartiti in 3 AMBITI: il 20 per cento in favore delle vittime di reati, il 70 per cento per finanziare le azioni previste dalla legge (inclusione sociale, riqualificazione urbanistica; vigilanza del territorio; miglioramento dell’efficienza delle sale operative della polizia locale; corsi formativi e di aggiornamento per gli addetti alla sicurezza; integrazione operativa e della condivisone dei flussi informativi tra Forze dell’ordine; azioni mirate ad affrontare l’emergenza droga; l’educazione alla cultura della legalità; politiche di sicurezza di genere, di tutela dell’infanzia e degli anziani; integrazione con le politiche per il potenziamento dei servizi di trasporto pubblico locale; attività di reinserimento sociale dei detenuti; attività di prevenzione e di mediazione dei conflitti sociali e culturali; prevenzione e la riduzione dei danni derivanti da atti vandalici; informazione e formazione per le comunità immigrate), il restante 10 per cento per approfondimenti conoscitivi circa i fenomeni di illegalità e criminalità e la loro incidenza nella vita sociale e produttiva della regione. Oltre a quanto previsto dal documento di programmazione, la Regione Umbria provvede all'attuazione degli obiettivi della legge sulla sicurezza con CONTRIBUTI A FAVORE DEGLI ESERCIZI COMMERCIALI fino ad un massimo di 60 mila euro per spese riferite a sistemi anti intrusione, vetri antisfondamento e sorveglianza esterna, con preferenza di quelli ubicati nei centri urbani. Inoltre la Regione partecipa e finanzia la "Fondazione Umbria contro l'usura" che prevede assistenza anche legale, alle vittime dell'usura, e stanzia annualmente risorse in favore degli enti locali per i Piani urbani complessi e ai contratti di quartiere. I PATTI INTEGRATI DI SICUREZZA URBANA vengono individuati quali strumenti privilegiati in grado di definire una strategia condivisa di azioni integrate e coerenti su parti circoscritte ed omogenee di territorio, al fine di contrastare più efficacemente la criminalità, di aumentare la coesione del tessuto urbano, di prevenire i fenomeni di degrado ambientale e di disagio sociale. Per promuovere la "sicurezza partecipata", quale modello condiviso di tutela della vita civile e risposta organizzata all'insicurezza, nonché promuovere politiche concertate ed integrate per il miglioramento della sicurezza urbana, concorrono a definire il Patto gli enti locali territorialmente interessati nelle loro varie articolazioni; le forze dell'ordine; il Terzo settore; i rappresentanti delle formazioni sociali ed economiche del territorio; le associazioni di cittadini. Il Patto deve contenere l'analisi dei problemi di sicurezza presenti sul territorio, la mappatura delle zone maggiormente a rischio con l'indicazione delle specifiche criticità, le priorità che si intendono affrontare sul territorio e le azioni per affrontare le priorità individuate. Il finanziamento regionale, nel biennio 2009/2010, sarà destinato alla progettualità dei Comuni, finanziando prioritariamente i progetti con interventi che ricadono nelle cinque aree progettuali di intervento prioritario, individuate nell'atto di programmazione, e ai Comuni che hanno adottato i Patti integrati di sicurezza urbana. Potranno presentare richieste di finanziamento i Comuni, singoli o associati. I progetti, della durata massima di 12 mesi, dovranno indicare: le priorità da affrontare, la tipologia degli interventi, le azioni da intraprendere, la tipologia dei destinatari, le metodologie da adottare, gli obiettivi da raggiungere, il piano finanziario, i tempi di attuazione di ogni singola azione, gli strumenti di valutazione ex-ante, in itinere ed ex-post del progetto. Il contributo regionale potrà coprire fino al 50 per cento del costo complessivo del progetto e comunque vengono fissati tetti massimi sulla base dei seguenti criteri: per i Comuni con popolazione superiore a 90mila abitanti è previsto un contributo non superiore a 80mila euro; per i Comuni con popolazione compresa tra 90mila e 30mila abitanti è previsto un contributo non superiore a cinquantamila euro; per i Comuni, singoli o associati, con popolazione inferiore a 30mila abitanti è previsto un contributo non superiore a 20mila euro; in presenza di associazioni di Comuni viene presa in considerazione la popolazione del Comune capofila, se superiore a 30mila abitanti; le associazioni di piccoli Comuni rientrano nel contributo previsto per la soglia di popolazione inferiore a 30 mila abitanti; in presenza di Unioni di Comuni viene presa in considerazione la popolazione complessiva dell'Unione. Il contributo regionale può cumularsi con altri contributi accordati all'ente locale dallo Stato, dalla Unione europea e da altri soggetti pubblici e privati. Condividi