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PERUGIA - Si è tenuta in un clima abbastanza teso la conferenza organizzata da CGIL e FLC Cgil sulla vertenza contrattuale dei lavoratori agricoli dell'Università di Perugia, presso la sede della Cgil del capoluogo umbro. Al centro del dibattito la lunga storia di un gruppo di 28 ex operai agricoli impiegati da 15 anni nelle facoltà di Agraria e Veterinaria dell'Università di Perugia, e ancora precari, cioè legati da un contratto di lavoro a tempo determinato. Da lungo tempo la Cgil, come dichiarato da Francesco Ceccagnoli della FLC Cgil Università, aveva chiesto che questo personale, assieme con i lavoratori con contratto sine die (che hanno cioè un contratto con l'Università in cui si prevede che il contratto a termine verrà prorogato fino a quando non si liberi un posto fisso), dotato di competenze tecniche specifiche, fosse stabilizzato, sostenendo che, nonostante la difficile situazione in cui attualmente versa l'Università italiana a causa del taglio drastico dei fondi operato da questo governo, non è con il risparmio su piccole quantità di lavoratori “necessari” che si ovvia alla mancanza di risorse disponibili. Questi lavoratori, per non perdere la possibilità di accedere agli ammortizzatori sociali, come l'indennità di disoccupazione, devono lavorare un minimo di 78 giornate di calendario consecutive, per esempio, dal 1 ottobre al 17 dicembre compreso, per un totale di 66 giornate lavorative articolate in 6 giorni a settimana, oppure 55 giornate lavorative articolate in 5 giorni settimanali con due rientri pomeridiani. In base a questo, la FLC Cgil Università ha presentato varie interpellanze al Magnifico Rettore, l'ultima il 5 novembre: lo scopo è quello di definire la cosiddetta “stabilizzazione” del personale tecnico- agricolo tramite un contratto che preveda un numero di giorni lavorativi sufficienti affinché, per il 2010, questi lavoratori possano usufruire della disoccupazione. Nonostante le rassicurazioni del Rettore, l'amministrazione universitaria ha preferito accettare altre proposte, ed ha attivato un part time di 12 ore settimanali dal 12 novembre al 31 dicembre, assumendo, per di più, gli operai tramite una società di lavoro interinale. La situazione venutasi a creare ha del paradossale. I lavoratori, che percepiscono circa 500 euro al mese di disoccupazione, davanti alla firma del nuovo contratto si sono resi conto che avrebbero guadagnato di più con gli ammortizzatori sociali che rientrando al lavoro. Avrebbero perso, inoltre, per il 2010, il diritto ai benefici sociali poiché con le giornate di lavoro maturate nel 2009 non avrebbero potuto più usufruire della disoccupazione. Per questo motivo alcuni di loro sono stati costretti a non accettare, mettendo in discussione una successiva chiamata da parte dell'agenzia. Il sindacato, rappresentato in conferenza dal Segretario Generale della CGIL Umbria Manlio Mariotti, ritiene “vergognoso ed eticamente disdicevole” quanto accaduto, e chiede con fermezza la riapertura della trattativa per il 2010, considerando “una priorità” la situazione di questi lavoratori che, con un'età media di 50 anni e famiglie a cui provvedere, sono difficilmente ricollocabili nel mondo del lavoro e dunque non possono essere abbandonati. Condividi