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di Anna Maria Bruni Mancano ancora i dati di Potenza e Campobasso, ma tutte le altre città da cui sono pervenuti confermano il successo della giornata per il Mezzogiorno organizzata oggi dalla Cgil. 30mila a Messina, 40mila a Cosenza, 40mila a Bari, 30mila a Napoli. Più piccola la manifestazione di Chieti, dove hanno partecipato in 2mila persone, ma qui bisogna tener conto del disagio dei terremotati, oltre al fatto che sulla regione è caduta una pioggia battente per tutta la mattinata. Alla manifestazione di Messina hanno partecipato anche i lavoratori di Termini Imerese con il segretario Fiom Roberto Mastrosimone. “Siamo qui perché il nostro obiettivo è quello di far cambiare idea alla Fiat e di continuare a produrre le auto a Termini Imerese. Noi avevamo un accordo che prevedeva la produzione della nuova Lancia Y pari a un investimento di 550 milioni di euro e l'assunzione di 250 dipendenti e chiediamo che venga rispettato”. Insieme a loro, gli alluvionati dell’ultima frana che ha devastato i dintorni di Messina. “Vogliamo uscire dal fango”, la scritta che spiccava dallo striscione. “Non ci stiamo - ha detto Irene Falconieri, in rappresentanza degli alluvionati - a essere derubricati ed etichettati come abusivi. Chiediamo le risorse per la messa in sicurezza delle zone colpite e di tornare alla vita normale. Questo nessuno ce lo può negare e faremo di tutto perché chi ha delle responsabilità faccia la propria parte”. Il corteo di Messina è stato chiuso dal comizio del segretario generale Guglielmo Epifani. A Cosenza, hanno partecipato al corteo il segretario provinciale di Cosenza, Giovanni Donato, il segretario regionale Sergio Genco e il segretario confederale Fulvio Fiammoni. “È una grande manifestazione di popolo che evidenzia la crisi che c'è in Calabria - ha detto a margine della manifestazione il segretario provinciale Giovanni Donato - abbiamo voluto portare i volti e le facce delle persone in piazza perché per noi la crisi non è finita, anzi in Calabria avrà ripercussioni in tutto il 2010. La crisi è finita per le banche, gli speculatori e altri soggetti ma non per i lavoratori, i pensionati e i cittadini. Per questo occorre una svolta radicale della politica”. La richiesta portata in piazza oggi dai manifestanti è un tavolo specifico di confronto per attuare interventi per la soluzione dell'emergenza che la crisi economica sta provocando in Calabria. “È necessaria la tutela per chi ha perso il lavoro – ha detto Fulvio Fammoni - e non ha ammortizzatori sociali che vanno ampliati in Finanziaria per chi è in cassa integrazione. L'Italia ha bisogno di far ripartire sviluppo e produzione”. Nel Mezzogiorno ci sono tutte le condizioni per ripartire cominciando da interventi concreti, ha concluso Fammoni, e non da “i progetti faraonici come il Ponte sullo stretto”. Alla manifestazione di Bari hanno partecipato anche il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, l'europarlamentare Rita Borsellino, il segretario generale Cgil Puglia, Giovanni Forte, quello dell'Emilia Romagna - la regione gemellata - Danilo Barbi, e la componente della segreteria nazionale Vera Lamonica. Secondo il sindacato, i numeri della crisi in questa regione sono drammatici: 44.918 licenziati, 24 milioni di ore di Cig, 7.209 lavoratori in mobilità in deroga, 250.000 lavoratori precari (a tempo determinato), 4.000 docenti e 1.700 lavoratori Ata che non saranno riconfermati per effetto dei tagli nella scuola. In Campania la regione gemellata, il Piemonte, era presente oggi alla manifestazione di Napoli. Molte le aziende in crisi, dalla Selfin, alla Fiat di Pomigliano d'Arco, dall'Alitalia, alla Tirrenia, e molto numerosa la presenza dei lavoratori braccianti immigrati di San Nicola Varco. Cgil Campania e Cgil Piemonte sono intervenuti inoltre sulla vicenda Selfin, l'azienda informatica casertana in crisi. In una nota le due organizzazioni chiedono al ministro Scajola che venga revocata “la messa in liquidazione di Selfin Spa da parte di Comdata, si convochino le parti entro la prossima settimana, si ristabilisca una relazione con Ibm per le commesse”. Cgil Campania e Piemonte chiedono inoltre al governo, “che operi per il pagamento delle commesse della pubblica amministrazione a Selfin”. Nello stabilimento campano, conclude il comunicato, “dove alcuni mesi non sono garantiti gli stipendi, ci sono importanti risorse professionali che vanno salvaguardate, per questo va impedita ad ogni costo la chiusura”. “Non c'è una questione meridionale - ha detto Susanna Camusso nel corso del comizio conclusivo - ma una questione nazionale. Senza Mezzogiorno questo Paese non ha nessuna prospettiva”. “Chiediamo al governo dove sia finito il piano per il Mezzogiorno”, ha detto la Camusso, mentre si cerca di trasformare il sud in “un grande mercato a disposizione della politica e delle industrie del Nord”. Anche in Abruzzo la situazione è drammatica. Secondo i dati resi noti dalla Cgil, le ore di cassa integrazione a tutto il 31 ottobre sono state 27.940.629, con una crescita del 597% rispetto al 2008, i lavoratori in mobilità 5.209 con un incremento 11,5%, i beneficiari della cassa integrazione 14.427 con un aumento del 68,5%, 5.897 i precari espulsi dal mondo del lavoro. “Il problema del mezzogiorno è diventato un punto chiave e possiamo aggiungere che l'Abruzzo torna a essere una regione del mezzogiorno - ha detto il segretario regionale della Cgil Abruzzo, Gianni Di Cesare -. Questo è il punto essenziale, lo dicono i dati della disoccupazione, della cassa integrazione, dello spopolamento del terremoto, i dati del credito in Abruzzo, i dati del bilancio regionale, bilancio regionale che è in una situazione drammatica. Oggi bisogna recuperare tutto questo e quindi batterci perché ci sia questa nuova consapevolezza. L'Aquila è l'Abruzzo, l'Abruzzo è L'Aquila”. Il governo, ha detto Paola Agnello Modica, deve dare indicazioni precise agli imprenditori se vuole fare ripartire lo sviluppo. Le risorse ci sono, manca ancora la volontà. Condividi