PERUGIA - “No alla vendita dei beni confiscati alle mafie, potenziamento dell’applicazione della legge ‘109/’96’ attraverso la predisposizione di una disciplina organica della gestione dei beni confiscati e istituzione dell’Agenzia per i beni confiscati”. Sono questi i punti centrali di un ordine del giorno che la Commissione d’inchiesta sulle infiltrazioni criminali in Umbria propone alla discussione della prossima seduta del Consiglio regionale.
Nel documento si chiede “al Parlamento e in particolare alla Camera dei Deputati di ritirare l’emendamento alla legge Finanziaria 2010, approvato dal Senato, che prevede la trasformazione dei beni confiscati alle mafie da patrimonio indisponibile a disponibile, e dunque destinato alla vendite se non assegnato entro tre mesi. Tutto ciò – è sottolineato nell’ordine del giorno – suscita viva preoccupazione per la situazione di assoluta incertezza che potrà determinarsi con l’introduzione della norma in questione, anche a causa della mancata previsione di ogni forma di disciplina attuativa”. L’obiettivo quindi è impedire di “compromettere in modo rilevante l’impianto legislativo di contrasto alla mafia che ha nella confisca dei beni e nel loro utilizzo per scopi sociali uno degli strumenti più efficaci di contrasto”.
La proposta di ordine del giorno si collega all’iniziativa di “Avviso pubblico-Rete Enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie” e scaturisce dalla “necessità di incrementare gli sforzi nella lotta alla criminalità organizzata e alle mafie che operano in Italia”. Si tiene altresì conto, nel testo, dell’“elevato rischio che in tutti i territori ad alta infiltrazione mafiosa la vendita di un bene confiscato non significhi altro che una nuova possibilità di acquisto da parte dei precedenti proprietari”.
Nel documento, infine, si condivide la richiesta avanzata delle associazioni impegnate nella lotta alle mafie di predisporre normative efficaci e scelte concrete, e si esprime l’auspicio che il Parlamento sappia trovare le modalità “con cui sostenere e facilitare la trasformazione dei beni confiscati, grazie all’applicazione della legge ‘109/’96’, in segni tangibili di legalità e giustizia”.
La Commissione d’inchiesta è composta da Paolo Baiardini (presidente), Armando Fronduti (vicepresidente) e da Ada Girolamini, Enrico Sebastiani e Stefano Vinti; consulente dell’organismo, Marco Angelini, docente di legislazione antimafia all’Università di Perugia.
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