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STEFANO VINTI L'Umbria ha perso, a causa della crisi economica, tutti i posti di lavoro creati in 10 anni. Salari, stipendi e pensioni sono del 10 per cento più bassi di quelli delle altre regioni dell'Italia mediana. Questo penalizza la domanda interna oltre alla qualità delle vita di tanti umbri: aumentare e sostenere salari, stipendi e pensioni significa intervenire in modo positivo anche sulla nostra economia. Il ruolo svolto dal settore delle costruzioni all'interno del nostro sistema economico ci descrive un quadro arretrato e molto simile alla situazione del meridione. Serve una capacità programmatica più forte per arrivare ad un rafforzamento del sistema produttivo che va perseguito superando la troppo diffusa precarietà del lavoro, un elemento negativo anche per le imprese, che ne subiscono le conseguenze in termini di aumento del gap della produttività rispetto alle regioni vicine. È bene ricordare che i fondi speciali per la cassa integrazione, pure necessari, sono stati tolti alla formazioni, mettendo una ipoteca sul lavoro del futuro. Il sistema degli ammortizzatori sociali deve essere rivisto adeguandoci a quanto avviene nel resto d'Europa, dove il reddito sociale esiste, sebbene in forme differenziate, e garantisce una copertura anche alle categorie che non hanno alcuna protezione. Il regionalismo dell'Umbria deve essere ripensato nel quadro delle relazioni con le altre regioni dell'Italia mediana, per andare oltre la piccola dimensione dell'Umbra ampliandone le prospettive e iniziando anche a porsi seriamente il problema delle delocalizzazioni e della desertificazione industriale della fascia appenninica”. Condividi