PAOLO PASCA Dalle nostre interviste periodiche alle imprese emerge chiaro che nel primo trimestre 2009, anche in Umbria, si registrano i primi segnali di un arresto nel deterioramento del quadro congiunturale, con una lenta risalita della dinamica delle produzioni dopo i minimi di aprile. Solo una impresa su quattro ritiene che la caduta sia destinata a proseguire; mentre sul fronte della futura domanda le aziende del ternano si dimostrano più ottimiste rispetto a Perugia. Ma tutto questo non deve far dimenticare che veniamo da mesi di recessione e che sarà necessario un periodo prolungato e vigoroso per tornare ai livelli di attività economica paragonabili al periodo pre-crisi. La diminuzione del fatturato che ha interessato tre imprese su quattro potrebbe tradursi secondo nostre stime in un calo del 10 per cento su base annua. Il peggioramento ha interessato soprattutto i settori della lavorazione di minerali non metalliferi e in genere le aziende di maggiori dimensioni che fanno esportazione: lo dimostra il calo dell’export del 29 per cento nei primi otto mesi del 2009. Sul fronte del credito sono peggiorate le condizioni nel settore commerciale, con un aumento dei tempi medi di riscossione per tre imprese su quattro. Debole è anche il settore costruzioni. Le prospettive di questo comparto dipenderanno in larga misura dalla dinamica degli investimenti in opere pubbliche, come i cantieri del “Quadrilatero Marche - Umbria” e dall’efficacia, per ora limitata, delle agevolazioni all’ampliamento delle abitazioni. Nel primo semestre 2009 si è avuta una decelerazione dei prestiti al comparto produttivo, per un due per cento legata soprattutto al breve termine, e nel manifatturiero si è registrata una eccessiva prudenza da parte delle banche più grandi. Il 30 per cento di imprese umbre ha segnalato un inasprimento delle condizioni di accesso al credito che sale al 47 nel manifatturiero, con richieste di maggiori garanzie proprio a quest’ultimo comparto. E’ invece in aumento la dinamica dei prestiti alle famiglie con un + 6 per cento a giugno 2009”. LUCA CALZOLA Dalla rilevazione Istat su “Dinamica demografica e tendenze del mercato del lavoro” emerge che tra il 2002 e il 2008 la popolazione residente in Umbria è diminuita di 13.523 abitanti in conseguenza del saldo naturale negativo, una perdita più che compensata dal saldo migratorio che ha contribuito a far crescere la popolazione di 81.549 unità. Nel corso del solo 2008 la variazione della popolazione è stata determinata dalla somma delle seguenti voci di bilancio: il saldo del movimento naturale pari a meno 1.931 unità e il saldo del movimento migratorio pari a più 11.703 unità. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, tra il 2004 e il 2008, in Umbria l’offerta tra i 15 e i 64 anni ha registrato un aumento di 33 mila unità (+ 9,6 per cento). Tale incremento è imputabile sia alla crescita della popolazione in età da lavoro che, nello stesso periodo, è aumentata di 20 mila unita (+3,7 per cento), sia ad un aumento del tasso di partecipazione della popolazione alle forze di lavoro (tasso di attività), salito dal 65,2 per cento al 68,7 per cento. La crescita dell’offerta di lavoro e del numero di occupati si è arrestata a partire dall’anno in corso in conseguenza della recente crisi attraversata dall’economia nazionale e regionale: nel secondo trimestre del 2009 le forze di lavoro risultano pari a 391 mila unità, con una diminuzione di 2 mila unità rispetto al trimestre precedente, mentre l’ammontare rimane invariato rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente”. Condividi