CITTA' DI CASTELLO - Avventura letteraria per l’ex presidente di Sogepu Pino Benedetti, autore del libro “Il seme d’Adamo”, che sarà presentato sabato 28 novembre alle 17.30 nella Sala degli Specchi di Palazzo Bufalini a Città di Castello.
Usando il registro del romanzo, Benedetti contribuisce ad aprire una nuova prospettiva sui rapporti che Leonardo da Vinci ebbe con l’Alto Tevere e con Raffaello, che in Alto Tevere lavorò a lungo. L’idea nasce dall’acquisto di una statua lignea - per fattura, datazione e caratteristiche - riconducibile al tempo ed allo stile di Leonardo.
Sull’attribuzione dell’opera, e sui segreti che racchiude, Benedetti costruisce un telaio di suggestioni, che aggiungono, ad un’impostazione storico-critica, gli ingredienti classici del filone d’azione. Stampato per i tipi di Petruzzi editore, “Il seme d’Adamo” è per Benedetti “il racconto di un’esperienza reale dai risvolti esistenziali: un’artista scopre un irriconoscibile Leonardo da Vinci al quale lega la propria vita fisica e metafisica attraverso la scoperta dell’inedito, del primo restauro, mischiando realtà e immaginazione”.
Pagina dopo pagina emerge dall’intreccio il percorso che Benedetti, come studioso e come scultore, ha compiuto sulla statua ritrovata, attraverso un ricco apparato fotografico e l’inedita riproduzione di cartografie di Leonardo, su cui si basa buona parte dell’ipotesi di attribuzione. Avvalendosi dell’ausilio di un professionista, l’ingegnere Giovanni Cangi, l’autore ha trovato, tra i documenti conservati in Inghilterra nel Castello di Windsor, una mappa autografa di Leonardo che riproduce il territorio compreso tra Citerna, Monterchi e Piosina, disegnato dal punto di osservazione che offre Città di Castello, o meglio il versante collinare di Celle. Per Benedetti “questa è la prova regina dei rapporti tra il genio del Rinascimento e la città per la quale Raffaello dipinse lo Sposalizio della Vergine”.
Come ogni buon romanzo d’avventura, l’autore non trascura elementi essenziali: un papiro con indicazioni misteriose, le numerose coincidenze con l’iconografia storica di Leonardo - dall’uomo vitruviano ai disegni per gli studi - sono i motori dell’azione che terminerà solo dopo un cammino di scoperte progressive e circolari.
“Il romanzo - sottolinea l’autore - unisce saggi di restauro e di storia dell’arte con la riscoperta degli artisti di ieri, non limitato ai grandi, ma anche a quelli apparentemente minori, che hanno contribuito a portare fino ai nostri giorni il frutto della stagione rinascimentale. Il volume sarà motivo di discussioni e polemiche ma anche di divulgazione culturale, trasportando avvenimenti relegati nelle talvolta ristrette e difficili stanze del sapere alla comprensione di tutti. Il racconto anche per questo ha la veste di un
thriller, annoda e snoda eventi che uniscono passato e presente dell’uomo con la perenne ricerca della consapevolezza pur tra le lusinghe del male, fino al desiderio di perpetuare la caratteristica che contraddistingue i figli di Adamo, la costante ricerca del nuovo”.
Il soggetto della statua intorno a cui ruota “Il seme d’Adamo” è un Cristo deposto, che, in omaggio alla sua terra d’adozione, Benedetti, nell’immaginazione e come auspicio, sarà esposto in un museo dell’Alta Valle del Tevere, una collocazione non definita ma comunque prossima a Piero della Francesca, Raffaello Sanzio e Alberto Burri.
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