Anna Adamolo, a nome di Onda Perugia
ROMA 20 novembre - L'aula A di Scienze politiche della Sapienza è strapiena, i banchi non bastano più a contenere i presenti, che sono costretti ad intasare le entrate. Oltre cinquecento tra studenti e studentesse, precari e precarie della scuola e dell'università sono accorsi da tutta Italia per partecipare all'assemblea indetta dai precari dell'università per analizzare il nuovo DDL Gelmini e per rilanciare una mobilitazione che riesca ad imporre una nuova idea di università e ricerca, e non solo. Sono presenti anche alcuni docenti universitari.
Non è all'ordine del giorno vedere un'assemblea con così tanta gente che ha tanta voglia di parlare e di tornare ad essere protagonista, da Milano a Palermo, da Torino a Venezia, da Pisa a Napoli. C’è anche Onda Perugia a portare la propria esperienza.
Gli interventi al microfono si succedono per più di tre ore. Nel duplice intento di raccogliere le diverse riflessioni contenute nei singoli interventi e di lanciare una mobilitazione unitaria, al termine dell’assemblea viene steso un documento.
L’analisi approfondita non può che portare ad un rifiuto radicale del nuovo DDL Gelmini che è “presentato mediaticamente come disegno 'innovativo' di riforma dell’Università” e che invece “rappresenta palesemente un progetto di riproposizione e cristallizzazione di tutti gli elementi negativi del sistema universitario, denunciati più volte dal movimento dell’Onda”.
I problemi dell'università, dal precariato al mancato ricambio generazionale, dalla mancanza di democrazia negli organi gestionali dell'ateneo all'essere slegata dalla società e sempre meno accessibile, sono frutto di un disegno pensato e iniziato ad implementare ormai venti anni fa, di cui la contro-riforma Gelmini è la degna conclusione.
Forte anche la volontà di destrutturare il concetto di merito che, in un contesto come quello universitario, ha un significato solo formale e sostanzialmente si va a scontrare con le disuguaglianze economiche e con la ricattabilità cui studenti, studentesse, precari e precarie sono quotidianamente sottoposti.
Insieme a questi motivi è forte anche il rifiuto di una protesta 'studentista', che non vada oltre il tema del diritto allo studio e non ecceda il corporativismo. La scuola statale è infatti oggetto di un identico tentativo di controriforma basato sui tagli (vedi la legge 169/08) e sul DDL Aprea, che “se approvato, porterebbe l'ingresso dei privati nelle scuole e sarebbe causa di una assurda gerarchizzazione della classe docente con la repressione della libertà di insegnamento e dell'autonomia dei docenti”.
Università, scuola, ricerca, conservatori e accademie sono dunque pensati come fonte primaria di creazione di quel tessuto di ricchezza sociale e di lavoro cognitivo immateriale necessario alla sopravvivenza di qualsiasi società.
Ed ecco che la proposta si deve estendere all'intero tessuto sociale “la continuità del reddito, l'accesso alla casa e alla mobilità sono bisogni ormai imprescindibili. Solo rispondendo al problema della precarietà di chi studia e lavora nei luoghi della conoscenza con la definizione di un nuovo welfare, si oppone una risposta al governo che non sia corporativa, ma che sappia parlare all'intera società e attraversarla. Per queste ragioni riteniamo decisivo rilanciare nelle prossime settimane una campagna, in tutte le città, per rivendicare forme di erogazione, diretta ed indiretta, di reddito per gli studenti e i precari, che vada nella direzione del rifiuto delle forme di precarizzazione”.
Reddito, in ogni forma, per tutti e tutte, per garantire una libertà che non sia solo un flatus vocis liberale ma che sia reale libertà dal precariato, dalla ricattabilità, dalla fame, dalla prospettiva di non avere un futuro e di poter gestire le proprie potenzialità in autonomia.
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