di
Daniele Orlandi
PERUGIA-LECCO 2-1 (Marcatori: 22’, Pagani; 77’Sau; 91’Martini). Dom. 22-11-09, Stadio Curi)
LECCO: Pansura, Bartolucci, Guglieri, Arrigoni, Mateo Villagalti, Buda (Giannone dal 57’), Antognoni, Calzi, Sau, Ciano (Sangoni dall’85’). Allenatore Magoni
PERUGIA: Benassi, Zoppetti, Bonomi, Perra, Accursi, Pagani, Stamilla (Gatti dal77’), Benassi, Bondi, Paponi (Ercolani dall’80’), Del Core (Martini dal 65’). All. Zaffaroni
ARBITRO: Coccia di S. Benedetto del Tronto ( Assistenti: Roccasalvo e Masuccio).
Potere del risultato, nello sport è così. Un colpo di testa nei minuti di recupero del piccolo Martini, entrato in campo da neanche mezz’ora, ha fatto si che, dopo una settimana di passione, a Perugia nessuno sia risultato crocifisso. Neppure il presidente Covarelli che, pure, ha toccato il minimo storico del gradimento dei tifosi perugini dopo l’ennesima sceneggiata perugina (via Pagliari, senza il via libera di Lega, Federazione e Assoallenatori alla sua sostituzione con Braglia). Covarelli adesso ha davanti una settimana per pensare con maggior lungimiranza alle scelte tecniche e l’auspicio è che non sprechi questo tempo con decisioni improvvisate.
Quanto all’allenatore Zaffaroni, non ci si aspettava che potesse cambiare chissà che. Ed infatti, ha schierato il Perugia con lo stesso modulo e gli stessi uomini dell’era Pagliari, solo accentrando un po’ Stamilla (esperimento non andato granchè).
In verità, Zaffaroni registra come nota negativa quella di aver ritardato le sostituzioni (ingresso di Gatti e dei due attaccanti Martini ed Ercolano, con quest’ultimo messo a fare la boa per il primo e per Bondi) quando, nel secondo tempo, il solito Perugia rattrappito, aveva ceduto il campo ai modesti avversari, che si sono messi in luce solo per il gran dinamismo fisico con cui hanno messo alle corde i Grifoni, incapaci di passare la metà campo fino al gol del pareggio lecchese.
Anche da questo punto di vista, niente di nuovo rispetto al Perugia di Pagliari, ma quello del Perugia che arranca nel secondo tempo sarà un aspetto da esaminare attentamente: paura di vincere e mancanza di personalità da grande o deficit atletico? Non chiarisce il rebus e, anzi, confonde le idee, la reazione nervosa con cui il Perugia si è ributtato in avanti dopo la rete del momentaneo pareggio del Lecco, raggiungendo in extremis il gol della sesta vittoria casalinga su sette gare al Curi.
Una reazione di cuore, con cui i Grifoni hanno dimostrato che, nel marasma attuale, una certezza da cui ripartire almeno c’è, ed è la forza morale, la compattezza del gruppo, che non a caso Zaffaroni ha sottolineato come cosa decisiva per la stagione del Perugia. Non è poco, visto il clima di incertezze e di
stop-and-go-and-stop-again che sembra essere la cifra attuale del calcio a Perugia.
Alle porte c’è il doppio confronto a Benevento (mercoledi in coppa Italia e domenica per il campionato) e si aspettano le mosse di Covarelli, perché Zafferoni è, e si sente certo egli stesso, un allenatore a tempo.
Il primo nodo da sciogliere è, però, quello del direttore sportivo, perché sembra da evitare come una iattura la scelta dell’allenatore senza il coinvolgimento della figura tecnica che poi ci deve lavorare a più stretto contatto, e ciò soprattutto se, finalmente, a Perugia si decidesse di affidarsi alla programmazione seria di medio-lungo periodo anziché alle intuizioni improvvisate.
Voci insistenti nel dopo gara son tornate a parlare di Petrachi alla finestra, anche se si sa che l’ex ds del Pisa ai tempi di Covarelli è tentato dalle sirene baresi, attualmente ben più attraenti di quelle perugine.
Marcaccio, che resta per i tifosi l’unico vero uomo di calcio della società e anche l’unico con le idee chiare e capace di raggiungere gli obiettivi prefissi, ha sempre le valigie pronte. Potrebbe anche restare, alla fine, purchè adeguatamente coinvolto dalla Società nella scelta del nuovo tecnico, che è mossa da non sbagliare in nessun modo, nonostante la piazza non sembri offrire nomi capaci di determinare un salto di qualità. A meno di invenzioni geniali, che però non si vedono a Perugia dall’era Gaucci.
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