Nessun impegno concreto da parte dei governi presenti è emerso al vertice della Fao che si è svolto in questi giorni a Roma. La crisi economica e finanziaria tuttora in corso che è figlia della crisi più generale del modello di sviluppo liberista e capitalista non ha dunque insegnato niente e non ha sortito effetti nel cambio di marcia auspicabile delle politiche economiche e sociali globali. Non ha insegnanto niente ai governi e alla politica, alla classe dirigente del nuovo ordine mondiale, completamente succubi dei poteri economici e finanziari che hanno ancora la meglio e che continuano a subordinare qualsiasi aiuto ai paesi poveri in cambio della dismissione di ogni minima garanzia sociale e della privatizzazione e dello sfruttamento intensivo di ogni bene ambientale.
I paesi ricchi, dopo gli anni della decolonizzazione e dell'indipendenza nonchè del tentativo di molti paesi del terzo mondo di costruirsi liberamente dei propri modelli sociali fondati sulla solidarietà, hanno alimentato, in questi stessi paesi, guerre e dittature; hanno sostenuto i potentati locali complici, per propri ed esclusivi benefici, della spoliazione della ricchezza ambientale e nazionale, dell'abbattimento di ogni possibile tutela sociale, del restringimento di ogni libertà democratica che non sia stata quella finalizzata a garantire gli interessi delle multinazionali e delle imprese dei paesi ricchi, della mortificazione di ogni e più elementare diritto umano.
E la mattanza delle popolazioni e lo sfruttamento delle risorse del terzo mondo continueranno perchè i potenti della terra non riescono ad assumersi impegni concreti contro la fame e la povertà. O non vogliono: già perchè per assumersi detti impegni si dovrebbe ammettere che questo modello di sviluppo globale è miseramente fallito e che la fame e la povertà non è che siano condanne piovute dal cielo ma figlie della diseguaglianza globale. Bertolt Brecht avrebbe detto: "compagni, parliamo dei rapporti di proprietà!". Un miliardo di persone che soffrono la fame e 17.000 bambini che muoiono per denutrizione ogni giorno dell'anno solare su questo pianeta sono i numeri tragici di una carneficina che ha le sue cause molto terrene e che non ammette più indifferenza, disimpegno e, per l'appunto, solo chiacchere. Ma soprattutto sono numeri tragici che condannano senza appello il modello di sviluppo e la metafisica economica della globalizzazione liberista, cui, con un pò più di balbuzie magari, rimangono però sempre appesi gli stessi governi e le stesse classi dirigenti internazionali.
Ed allora, nonostante i vertici della Fao, organismo internazionale di sola testimonianza, rispetto ai ben più "ascoltati" Fondo Monetario, Banca Mondiale, WTO, non c'è altro scampo per i popoli che tornare ad essere artefici del proprio destino. Una nuova stagione per l'eguaglianza, la libertà e la fraternità globale. Questo ventunesimo secolo si è aperto con la spirale della guerra e del terrorismo, con le crisi economiche e finanziarie, con i corti circuiti della scienza e le catastrofi ambientali ed ha ereditato dal secolo scorso la fame e la povertà. Ma soprattutto si è aperto senza più nessuno o qualcosa che dia una certezza od una speranza, anche piccola, sul nostro futuro e dove andremo a finire. Questa è la condanna dell'umanità contemporanea o può esservi il terreno per una nuova lotta di liberazione e di riscatto globali? I popoli, questi potentissimi tra i potenti se vogliono, si rimettano in cammino.
Post Scriptum. Ai molti che ci continuano a chiedere che senso ha oggi, nel XXI secolo, continuare a dirsi comunisti o, più moderatamente, di sinistra, rispondiamo: nessun senso. Finchè il capitalismo farà un miliardo di affamati e un bel pò di morti ogni anno, lì ci saranno i comunisti. Almeno per quanto mi riguarda una delle poche grandi motivazioni che continuano riempirmi il cuore, a costringermi al dubbio e alla riflessione critica ed anche all'azione politica è proprio questo scenario globale. E una piccola speranza che non tutto è ancora perduto.
Domenica
22/11/09
10:07