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NOCERA UMBRA - “Fare squadra ” è stata questa la parola d’ordine del discorso del Presidente della Giunta Provinciale, Marco Vinicio Guasticchi, nel corso del partecipato consiglio provinciale aperto sulla crisi della Merloni che si è svolto a Nocera Umbra. Di seguito il discorso integrale: “L’amministrazione provinciale di Perugia ha voluto convocare un’assemblea straordinaria a Nocera Umbra, sulla difficile fase di commissariamento dell’Antonio Merloni di Gaifana. L’abbiamo fatto nella consapevolezza di assolvere ad un preciso impegno per un territorio angustiato anche dalle vicende di un’azienda che occupa oltre 1000 persone. Definire la crisi della Merloni come una delle tante di questo periodo di congiuntura internazionale è una palese sottovalutazione dello situazione attuale. La Merloni non è stata e non sarà un’azienda come tutta altre. Nel 1974, anno del suo insediamento in Umbria, per questo territorio di montagna della Provincia di Perugia il destino personale e collettivo è cambiato. Si è arrestata l’emigrazione verso Paesi come la Francia, la Svizzera e la Germania. Un’emigrazione che nel secolo scorso aveva ridotto all’osso la demografia di città come Nocera Umbra, Gualdo Tadino e Gubbio. Con la Merloni non solo arrivano posti di lavoro ma inizia un percorso virtuoso per tutta l’economia locale. Circolano salari che producono un aumentano dei consumi, cresce l’edilizia e persino turismo e cultura diventano voci fondamentali dell’economia di questa fascia. Un piccolo boom economico e lavorativo che dal 1974 a due anni fa ha dato stabilità ad un’area. L’appuntamento di oggi non è rituale ma piuttosto l’intendimento è di spronare tutte la parti in causa, facendo “squadra”, per cercare nuovi acquirenti dei vari asset aziendali, chiedendo in modo diretto confronti con l’imprenditoria locale e non solo. E inoltre è necessario fare “UNITA” per indurre il Governo del Paese a realizzare un piano di intervento per la Merloni. Fare UNITA’ per promuovere delle agevolazioni fiscali e benefici per chi vuole continuare a investire in questo territorio. Dopo un anno di commissariamento l’unico vero risultato raggiunto è stato quello di aver scongiurato il fallimento che avrebbe comportato sia una depressione dell’economia territoriale di natura strutturale che un ulteriore impoverimento per centinaia di famiglie di lavoratori che avrebbero perso anche i sussidi a disposizione della Legge Marzano. Inutile oggi dire cose già dette e ridette: dai bandi, ai possibili acquirenti, ai target, fino ad arrivare a far carico all’azienda dei suo ritardi nel capire il mercato e dell’assenza di una vera struttura manageriale. Invece oggi fare un passo avanti: dobbiamo non solo aprirci all’ascolto ma assumere delle responsabilità per raggiungere due obiettivi: far sopravvivere la Merloni e restituire ai lavoratori dignità e diritti. Vogliamo però essere chiaro su un aspetto: il viaggio sarà lungo, difficile ma non impossibile. E i numeri del passato – mi riferisco ai 1000 dipendenti – forse non si raggiungeranno più o almeno non nei prossimi anni. Sempre se riusciremo a salvare l’azienda. E’ necessario quindi che l’istituzioni, la Provincia in primis, discutano anche di come tutelare i giovani di questo territorio. Vogliamo realizzare un piano per una nuova formazione professionale – e questa è nostra competenza – coltivare l’esperienze e le capacità individuali, puntare sul territorio e sul turismo. Ricreare le condizioni per una nuova ripresa economica con premesse stavolta diverse. Per fare questo dobbiamo però rafforzare il reddito, cercare di arginare le preoccupazioni economiche di chi deve essere formato e reinserito nel mondo del lavoro con nuove competenze. Con la Regione e con il Governo affronteremo anche questo discorso per individuare risorse. Concludo con alcuni ricordi personali: il mio primo giorno di campagna elettorale per la Presidenza della Provincia è coinciso con la marcia in difesa della Merloni del 1° maggio del 2009 a Gualdo Tadino. Quel giorno ho sfilato insieme ai lavoratori, ai sindacati e ai colleghi di altre istituzioni. I ricordi e ancora più la funzione che oggi svolgo mi fanno sentire legato a questo territorio, a questa gente e a questa difficile vertenza. In questi giorni ho incontrato molte persone in procinto di emigrare per potersi pagare mutui o più semplicemente per poter vivere dignitosamente. Emigrare come fecero i loro antenati. Oggi per la prima volta i figli stanno peggio dei padri. Non dobbiamo sottovalutare queste storie. Per loro dovremmo avere il coraggio di ammainare bandiere e pregiudizi di bottega politica quando giungerà il momento delle decisioni sul rilancio di questo territorio. Sull’Antonio Merloni e sulla crisi in genere non siamo uomini di parte ma parte di una comunità. Siamo quindi protagonisti, parte attiva e laboriosa che si vuole fare carico di una moltitudine di lavoratori. Ci lasciamo dunque assumendo ognuno la propria parte convenendo tutti sulla necessità di batterci perché NESSUNO RESTI SOLO”. Condividi