BOLOGNA - Per mantenere una dieta da 2.300 calorie al giorno, compatibile con le esigenze di un uomo adulto, in Italia in media in ottobre per la spesa settimanale si sono sborsati 44,58 euro. Tra i capoluoghi di regione, si spende di piu' a Aosta (51,87), che e' seguita da Genova (48,84) e Venezia (48,07). La citta' invece in cui il costo della dieta settimanale e' piu' basso e' Perugia (37,96) seguita da Bari, (38,23) e Trento (40,53).
Lo dice l'indicatore 'Carocibo', elaborato dalla Facolta' di Agraria dell'Universita' di Bologna assieme a Last Minute Market, spin-off dell'ateneo per il riutilizzo degli alimenti invenduti, ed Econometrica, societa' di studi economici.
Rispetto all'ottobre dell'anno scorso la spesa e' costata lo 0,54% in piu'. Un aumento contenuto, ma Carocibo fa notare che l'indice Istat dei prezzi al consumo e' cresciuto dell'0,30%. Il costo del cibo e' cresciuto di piu', anche se in lieve misura, rispetto al livello generale dei prezzi. Non solo: nello stesso periodo i prezzi alla produzione hanno subito cali. C'e' quindi, un allargamento della forbice fra i listini alla produzione e quelli al consumo. Emblematico il caso del riso: ha subito un crollo delle quotazioni alla produzione (-30%) ma il prezzo al pubblico segna un +7,46%.
Delle venti tipologie di alimenti analizzati solo cinque (olio di oliva extra vergine, pasta di semola di grano duro, latte fresco, zucchero e formaggio fiordilatte di mucca) hanno registrato cali di prezzo negli ultimi dodici mesi.
Per Andrea Segre', preside di Agraria, lo studio evidenza ''i punti di debolezza della filiera italiana'' che, rispetto ad altri sistemi europei si contraddistingue per una polverizzazione delle imprese produttive e di trasformazione. Caratteristiche che incidono come ''fattori di spinta sul meccanismo di formazione del prezzo finale, poiche' fanno aumentare i costi legati a lavoro e capitale''. Segre' poi invita a mettere in relazione quei 44,58 euro a settimana con il fatto che nel mondo milioni di persone vivono con 1 euro al giorno. Serve, per Segre', di una ridistribuzione piu' equa delle risorse, ma anche l'eliminazione degli sprechi ''dato che gettiamo il 50% del cibo''.
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