ROMA - La fiducia sul decreto Ronchi, il diciottesimo in 26 mesi, quello che da il via alla liberalizzazione dei servivi pubblici, acqua compresa, c'è stata: il governo incassa alla Camera 320 voti a favore contro i 270 contrari, una maggioranza, dunque, di 50 voti, robusta, anche se non consistente come ci si sarebbe attesi vista la forte preponderanza del centro destra in termini di eletti. Il testo, che era stato già approvato dal Senato, viaggia ora verso il via libera definitivo, cui si giungerà a Montecitorio domani all'ora di pranzo.
Ma questo non ha posto termine alle sofferenze di un esecutivo che è sempre più preda deglu umori contrastanti che si avvertono nel centro destra. La dimostrazione di ciò la si è avuta poco dopo, quando l'assemblea è passata a votare gli ordini del giorno che erano stati presentati in materia e sui quali lo stesso governo aveva espresso parere contrario. Allora si è avvertito palese il disagio in particolare della Lega che era stata costratta obtorto collo a votare il provvedimento perché, come aveva dichiarato Bossi, "Non si può far saltare il governo: non si muore per una legge, si muore se salta il governo".
Il fatto è che in questo caso la maggioranza dei 50 voti si è dissolta e, quando va bene lo scarto si riduce a 1-2 voti e spesso il governo va sotto, tant'è che sinora sono stati approvati cinque testi proposti dall'Idv.
La mossa del governo ha suscitato comunque la reazione immediata di Cittadinanzattiva, che ha promesso l'inizio di una raccolta firme per chiedere un referendum. "Il governo si è bevuto la fiducia dei cittadini", ha dichiarato Teresa Petrangolini, segretario generale di Cittadinanzattiva. "Blindando l'acqua nel decreto Ronchi, l'esecutivo ha dimostrato di essere più preoccupato di assecondare gli interessi dei gruppi industriali privati che di regolamentare un settore vitale per la società con la costituzione di una Autorità", ha proseguito.
Secondo le associazioni dei consumatori, la liberalizzazione dell'acqua prevista dal decreto peserà sulle tasche degli italiani con aumenti a due cifre, compresi tra il 30 e il 40 per cento.
Per il Codacons, ad esempio, "si profila una vera e propria stangata". "Se consideriamo in 3 anni il tempo necessario perchè il nuovo sistema vada a regime, alla fine di questo processo il rischio concreto è quello di un aumento medio del 30 per cento delle tariffe dell'acqua".
Ancora più drastico il parere del responsabile dei servizi a rete del Movimento Difesa del Cittadino (Mdc), secondo il quale "gli aumenti in bolletta supereranno il 40 per cento", visto che "si aggiungerà la necessità dei profitto delle Spa con inevitabili conseguenze sulle tariffe".
Parole di amarezza arrivano anche dal presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani. "Ancora una volta, viene meno la collaborazione e il rispetto delle competenze regionali", ha detto Errani a proposito del dl Ronchi, aggiungendo: "Appena il decreto verrà approvato, la Regione Emilia Romagna valuterà tutti i profili costituzionali per decidere quale iniziativa assumere". Secondo il governatore dell'Emilia Romagna, infatti, "siamo di fronte a una forzatura che non convince nel metodo. La prossima settimana assumeremo una posizione nell'ambito della Conferenza delle Regioni".
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