di Isabella Rossi
“Orfeo si volta e fa l’unica cosa che non deve fare”. Di lei, invece, niente si sa. Forse è per questo che su Euridice si può proiettare tutto il femminile esistente e quello storicamente assente. La trovata è il filo conduttore di uno spettacolo frizzante e tragicomico che parla temerariamente di donne. Con “Ragazze” torna Lella Costa a Perugia ed entusiasma letteralmente, nelle due repliche di sabato 14 e domenica 15 novembre, il pubblico del teatro Morlacchi. E non solo quello femminile.
"Ed Ella, morendo per la seconda volta, non si lamentò; e di che cosa avrebbe infatti dovuto lagnarsi se non d'essere troppo amata? Porse al marito l'estremo addio, che Orfeo a stento riuscì ad afferrare, e ripiombò di nuovo nel luogo donde s'era mossa", racconta Ovidio nelle Metamorfosi (X, 61-63). Già dall’antichità, infatti, “il troppo amore non è motivo di vertenza”.
Ma di che morte morì la ninfa driade, immortale per sua stessa natura e incarnazione del rigoglio vegetativo? Forse una civile, quella inflittale per essersene andata sin giù all’inferno pur di scampare agli estenuanti diletti musicali di Orfeo. Sì, proprio l’Ade, come luogo eternamente silenzioso, avrebbe potuto farle da rifiugio. Da lì la visita di Orfeo: “Orfeo live in Ade, ovvero Orfeo Live Aid!”.
E’ piena di verve la lettura ermeneutica che la Costa offre del breve mito greco. Le fanno da sfondo due cerchi, uno obliquo sul piano, l’altro verticale, perfetto come superficie di proiezione per i volti eterni del femminile rinascimentale. Quello carico di forza e sensualità a lungo negate.
Come un tormentone ritorna la constatazione che sembrava un punto di partenza: “Orfeo si volta e fa l’unica cosa che non doveva fare: “O l’ha fatto apposta o è un idiota totale”. Trattasi forse di un delitto perfetto, il più celebrato uxoricidio della storia o dell’inizio di una svolta?
Rilke e Calvino con le loro interpretazioni del mito offrono all’autrice rivoluzionari spunti di riflessione. Una costante li unisce tutti. Che fine ha fatto quella divinità che ha sancito per secoli la sacralizzazione del femminile? La risposta sembra non farsi desiderare: è presente in frammenti di mito, si nasconde tra le pieghe della storia in attesa che qualcuno, con sano umorismo e profondo desiderio di riscatto, riesca a farla riemergere. Qualcuno come Lella, insomma.
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