Regione/ Incarico direttori amministrativi Asl anche a dirigenti non provenienti dalla sanità: approvata a maggioranza la legge

PERUGIA - L’incarico di direttore amministrativo di una azienda sanitaria umbra, potrà essere affidato anche a dirigenti che non provengano dal settore specifico, purché questo requisito lo abbia l’altro dirigente, il direttore sanitario. Lo stabilisce la nuova legge regionale che sulla base dei requisiti fissati dal Decreto legislativo 502 del 1992 e successivamente modifiche, prescrive che l’incarico di direttore amministrativo di una Asl sia affidato solo a laureati con il vecchio ordinamento, in discipline di indirizzo giuridico o economico, con meno di 65 anni che per cinque anni abbiano svolto, “una qualificata attività di direzione tecnica o amministrativa in enti pubblici o privati, o in strutture sanitarie pubbliche o private di media o grande dimensione”. Il disegno di legge, predisposto dalla Giunta, è stato approvato con 14 voti favorevoli della maggioranza e 9 astensioni delle opposizioni. Spiegandone i contenuti, il relatore di maggioranza Enzo Ronca, presidente della terza Commissione, ha sottolineato come l’atto, una semplice integrazione rispetto al recepimento della legge nazionale, ha il merito di evitare che i due massimi dirigenti di una Asl possano provenire entrambi da strutture a carattere non sanitario. Dopo aver definito la richiesta di rinvio dell’esame dell’atto, fatta la settimana scorsa congiuntamente con il collega Luigi Masci, un necessario approfondimento tecnico su una materia complessa, Enrico Sebastiani, relatore di minoranza, ha evidenziato la necessità di perseguire una maggior semplificazione nei testi di legge ed ha definito fuori luogo la richiesta di urgenza della Giunta, respinta in terza Commissione con la cancellazione dell’articolo 3, in quanto l’atto è stato presentato tre anni fa. Sebastiani ha giustificato l’astensione delle opposizioni con la necessità di una verifica dell’assetto del sistema sanitario regionale, previsto espressamente dalla legge 3 del 1998, che non è stato fatto, “mentre altre Regioni riducono il numero delle proprie aziende sanitarie, tenendo conto dello stesso Decreto legislativo 502”.