L’affidamento della gestione del servizio idrico ai privati impone la massima mobilitazione per scongiurare la mercificazione dell’acqua perpetrata dal governo Berlusconi. Con la conversione in legge del decreto legge n. 135/09 infatti la gestione pubblica diventerebbe un eccezione mentre la gestione attraverso società totalmente private o con una percentuale di partecipazione privata non inferiore al 40% la regola. Naturalmente il governo è attento a non rendere pubblici le conseguenze di questa scelta scellerata prima fra tutte i rincari delle bollette per tutte le famiglie italiane. In Italia il business dell’acqua si aggira intorno ai 2350 milioni di euro l’anno. Rifondazione Comunista è stata al fianco in questi anni del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua sostenendo le iniziative promosse dal movimento tra cui la raccolta delle firme per la ripubblicizzazione di tutto il ciclo idrico del Paese. È recente la vicenda del deposito cauzionale che Umbra Acque voleva imporre ai cittadini. Il timore, che è quasi certezza , sta nel fatto che se il decreto del governo diventasse legge i territori, gli enti locali verrebbero completamente esautorati di qualsiasi potere di indirizzo e di controllo della qualità e dei costi del servizio. la gravità della privatizzazione dei servizi pubblici locali rappresenta un arretramento sul terreno dei diritti degli utenti e dei cittadini, tanto più quando ad esserne oggetto è un servizio primario come quello dell’acqua che riteniamo debba rimanere gestito dal pubblico e non diventare uno strumento di profitto per poche multinazionali. Condividi