La manifestazione che si è svolta sabato 14 a Roma indetta dai gruppi ultras di tutta Italia, contro l’ennesimo provvedimento liberticida del governo di destra, che in questo caso ha preso di mira il tifo calcistico organizzato, è stata un successo. La manifestazione indetta contro la schedatura di massa proposta dal ministro leghista Maroni non può che avere il pieno sostegno di tutti coloro che ritengono la libertà di movimento un diritto inalienabile di ogni cittadino. Niente sciarpe o bandiere dei diversi club né tantomeno simboli politici, molte felpe bianche con la città di provenienza scritta sulle spalle, molti fumogeni anche questi bianchi. Il corteo di ieri a Roma contro la "tessera del tifoso", il dispositivo di identificazione e controllo senza il quale non sarà più possibile seguire la propria squadra in trasferta, ha raccolto migliaia di ultras organizzati da circa 300 gruppi. Slogan: "Se i ragazzi sono uniti, non saranno mai sconfitti", "Ultras liberi", "I diffidati con noi". Tanti cori per Gabriele Sandri (a tre giorni dal secondo anniversario della morte), contro l'agente Spaccarotella, condannato per il suo omicidio, e in generale contro la polizia e il ministro Maroni. Ricordato anche Stefano Cucchi. Ai partecipanti gli organizzatori hanno distribuito raccomandazioni varie. Tra le altre, quella di «attenersi ai cori lanciati dai megafoni dell'organizzazione», di rivolgersi «per qualsiasi problema ai ragazzi del servizio d'ordine», riconoscibili dalla fascia rossa sul braccio e di non rilasciare dichiarazioni ai giornalisti. Tra le rivendicazioni, la libertà di portare striscioni e tamburi negli stadi. La lotta contro la “tessera del tifoso” va inserita nella lotta più generale per la salvaguardia della libertà, contro una filosofia delle destre che invece spingono per restringere gli spazi liberi individuali e collettivi. Stefano Vinti Condividi