Dopo l’uscita dei Verdi di Bonelli e adesso lo sganciamento del Psi di Nencini che propone una nuova alleanza tra Pd, Socialisti e Radicali, appare chiaro l’evidente collasso, anche organizzativo, del progetto politico di Sinistra e libertà.
Dal quotidiano il manifesto di oggi: “Sinistra e libertà, di fatto, non c’è più. O se sopravvive a sé stessa sarà radicalmente un’altra cosa. Riccardo Nencini ha ufficializzato ieri l’addio dei socialisti al congresso dei Radicali a Chianciano. Il segretario del Psi rompe con gli alleati rosso-verdi delle europee e propone per le regionali di marzo un “triciclo” di socialisti, Pd e radicali che prelude a un nuovo centrosinistra in grado di proporsi come alternativa di governo al centrodestra. Un addio talmente rissoso che perfino il sito web di Sinistra e libertà viene oscurato e al suo posto una mano pietosa ha scritto: portale in manutenzione”.
Prosegue così il manifesto: “nei ranghi della nuova sinistra per ora restano, di fatto, solo gli sconfitti dai vari congressi (ex Ds, ex Prc, ex Pdci, ex ambientalisti) più alcuni indipendenti candidati alle europee. Il travaglio però potrebbe non essere finito”.
Questi sono i fatti e l’analisi di un quotidiano che, fino ad oggi, ha sostenuto il percorso accidentato e poco fortunato del progetto di Sinistra e libertà.
Se questi sono i fatti e le prospettive mi sento in dovere, in tutta onestà, di rivolgere ancora a tante compagne e tanti compagni, con i quali ho condiviso lunga parte della mia militanza politica, un appello unitario.
Tutti sappiamo che ora è impossibile ricomporre in un solo partito quello che si è rotto, ma se è vero, come io credo, che sono infinitamente di più le cose che ci uniscono rispetto a quelle che ci dividono, è necessario attivare un percorso di unità di tutte le forze di sinistra e di sinistra di alternativa su una piattaforma politico-programmatica comune.
Lo rende necessario la collocazione moderata del Pd, la sua impossibilità di essere alternativo al neoliberismo moderato, che lo pone cieco di fronte alla “questione democratica” che ha come fulcro il sovversivismo berlusconiano, e ancora di più incapace di affrontare una enorme” questione sociale” accentuata dalla crisi economica, che nel paese produce un milione di disoccupati, un calo della produzione industriale del 20 per cento, la chiusura di centinaia di migliaia di imprese, la privatizzazione dei servizi pubblici primari (come l’acqua), lo smantellamento della scuola della repubblica, il continuo e pesante taglio di risorse dell’università, piegata agli interessi dell’impresa, lo scudo fiscale per i capitali della criminalità organizzata, ecc.
Ma allo stesso tempo in Umbria la cassa integrazione passa da 100 mila ore del 2008 a un milione e 200 mila ore del 2009, produce seimila disoccupati e 18 mila nuovi cassa integrati.
Anche nella nostra regione è più che a rischio la tenuta della coesione sociale con effetti politici allarmanti, data l’inerzia colpevole del Partito democratico umbro.
È evidente che nel paese e in Umbria manca una sinistra che agisca in modo efficace e coerente in difesa del lavoro e dell’apparato produttivo, che prospetti una uscita “da sinistra” dalla crisi. Occorre, innanzitutto, accumulare le forze esistenti, ancora notevoli, e non dividerle e frastagliarle in tanti piccoli, rissosi e inconcludenti progetti, che ci rendono tutti più deboli e poco credibili, soprattutto agli occhi della nostra gente. Per questo mi permetto di insistere e di appellarmi al vostro senso di responsabilità per riannodare i fili del confronto politico e dell’unità di azione.
A partire dall’Umbria, con le nostre specificità, è possibile ricostruire una nuova soggettività di sinistra, dove nessuno sia costretto ad abiurare la propria identità e i percorsi culturali avviati.
La costituenda Federazione della sinistra di alternativa è un processo aperto a tutte le soggettività, organizzate e non, alle forze politiche e associazioni, a singole individualità, non per fare un nuovo impraticabile partito unico, ma per stare assieme tra diversi, per costituire un polo politico autonomo dal Pd, non minoritario ma in grado di incidere sui processi reali. Ripartiamo dalle cose da fare: un piano regionale del lavoro; l’istituzione del reddito sociale; la difesa e la qualificazione della sanità e dell’istruzione pubblica; una nuova politica dei beni comuni ad iniziare dalla ripubblicizzazione del ciclo delle acque; la valorizzazione del regionalismo dentro uno schema di “Italia mediana”; la lotta alla precarietà del lavoro; una “green economy” per l’Umbria. Sono le questioni che poniamo per una azione comune nella società e nelle istituzioni.
Sono questioni che condividiamo, perché non affrontarle unitariamente?
Propongo un confronto ai compagni umbri di Sinistra democratica, di Unire la sinistra, del Movimento per la sinistra, all’associazionismo, ai comitati, a tutte le donne e gli uomini di sinistra, ma anche ai compagni di Sinistra critica, sulle questioni concrete, vedrete saremo molto più utili di quanto lo siamo ora divisi.
Lunedì
16/11/09
12:33
Giovedì
19/11/09
19:00