PERUGIA - Negli anni ’90 per un fatto di cronaca la televisione è stata per qualche e mese l’inconsapevole strumento utilizzato da una banda di sequestratori per dettare le sue condizioni in un sequestro di persona.
E’ un pezzo di quel fatto di cronaca che Alvaro Fiorucci ricostruisce in <> edito da <> .
Gran parte della trattativa - secondo la ricostruzione proposta dall’autore - si svolse infatti anche attraverso le dichiarazioni che i familiari dell’ostaggio rilasciavano ai telegiornali, in particolare al Tg1, come imponevano i banditi che lo tenevano prigioniero.
La televisione come semplice mezzo di comunicazione e non ancora come ricerca di una platea o di una ribalta.
Un particolare questo che segna una sorta di filo rosso televisivo che inseguirà il protagonista fino alla sua affermazione in una recente edizione del <> .
Ma ci sono altri aspetti poco esplorati dalle cronache del tempo che <> approfondisce attraverso testimonianze, carte processuali, ricordi che il tempo ha saputo mettere a fuoco.
Come due omicidi possibili effetti collaterali delle indagini e una truffa da tre miliardi di lire tentata da tre influenti massoni ai danni del capo della massoneria di Rito Scozzese e nonno dell’ostaggio. Singolari inoltre il ruolo di tre preti che diventano investigatori, un misterioso nome in codice e una mossa della magistratura che porta al declino l’industria dei sequestri di persona.
Un’inchiesta giornalistica a freddo, quindi, che racconta gli eventi inserendoli nel contesto sociale, economico e culturale di una regione, l’Umbria, e di un paese, l’Italia, spettatori di profondi sconvolgimenti nazionali e internazionali: dalla scoperta di “Gladio” al crollo del Muro di Berlino.
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