Il “Rapporto sullo Stato Sociale 2010”, presentato nella giornata di mercoledì a Roma, conferma la necessità di introdurre il Reddito sociale e l’urgenza di approvare la legge regionale in merito presentata da Rifondazione Comunista dell’Umbria. Il rapporto, frutto di un lavoro collettivo al quale partecipano oltre venti studiosi e curato da Felice Roberto Pizzuti, docente di economia politica all’Università La Sapienza di Roma, delinea un quadro economico funesto: in Italia la spesa sociale va peggio che in Europa con una diminuzione costante negli anni. La crisi esplosa lo scorso anno invece imporrebbe una domanda adeguata e solida con una distribuzione più equilibrata del reddito e con un salario più sicuro. In Italia i lavoratori a tempo determinato rappresentano il quindici per cento di tutti i lavoratori ai quali va aggiunto un altro cinque per cento di collaborazioni a progetto, occasionali o coordinate e continuative a fronte della media europea che si colloca al 13 per cento. Nel nostro Paese mancano gli ammortizzatori sociali in sostegno al reddito di chi perde il lavoro e le figure lavorative più precarie sono quelle che rischiano di più. Se a ciò aggiungiamo che nell’Unione Europea le persone a rischio di povertà oscillano tra il dieci per cento dei Paesi Bassi e il ventuno per cento della Lettonia il dato italiano, pari al venti per cento, deve spingere verso una modifica radicale del nostro sistema di welfare. Un’anomalia, continua il rapporto, che risiede proprio nell’inadeguatezza degli ammortizzatori sociali e nell’assenza di misure di sostegno al reddito (ad oggi solo un terzo dei disoccupati beneficia di trattamenti). L’Umbria faccia ora la sua parte, non è più il tempo degli indugi. Occorre che la Regione si impegni per un rafforzamento degli ammortizzatori sociali per contrastare la crisi tutelando i lavoratori che perdono il posto. Lo si può fare intanto approvando quanto prima la legge sul reddito sociale garantendo così misure che garantiscano un reddito base per il mantenimento del livello della domanda e assicurare una vita dignitosa anche a coloro che della crisi pagano le conseguenze più deleterie. Stefano Vinti Condividi