di
Daniele Orlandi
Al Perugia Calcio torna il onda il caos, ammesso che negli ultimi anni ci sia mai stata linearità e serenità nell’ambiente biancorosso. Il Presidente Covarelli, appena dieci giorni dopo aver annunciato
urbi et orbi il prolungamento del contratto a Pagliari fino al 2011, lo sconfessa nel dopo gara con l’Arezzo. La squadra, dice Leonardo, non ha un gioco, si affida solo alle invenzioni dei singoli, eppure è composta di uomini tosti e di giocatori bravi. Dunque, sul banco degli imputati c’è l’allenatore.
Pagliari da Tolentino non è da meno il giorno dopo nella risposta: macché mancanza di gioco, quello che manca sono gli stipendi da mesi; la squadra ha fatto quello che le era stato chiesto ed era nelle sue possibilità; non è giusto cercare in lui il capro espiatorio per carenze di gestione societaria, lui che ama il Grifo e l’allenerebbe perfino gratis.
La rissa scoppia inattesa e dirompente. I tifosi sono sconcertati e cominciano a rassegnarsi all’ennesima stagione men che mediocre, proprio quando sembrava che quest’anno la squadra finalmente c’era sul piano dei valori e della coesione del gruppo, e il gap nei confronti delle squadre più forti sul piano tecnico magari si sarebbe anche potuto colmare o diminuire con qualche mossa azzeccata sul mercato di gennaio.
Perché Covarelli cambia idea così repentinamente? Consigliato da qualcuno o in preda ad un improvviso cambio d’umore dopo gli ultimi risultati non esaltanti?
E perché Pagliari ha risposto sconfinando su elementi extra-tecnici ad osservazioni apparentemente legittime di Covarelli sulle carenze del gioco della squadra? Avrà forse saputo dai canali reconditi dell’ambiente calcio che Covarelli ha già contattato qualche suo collega per la sostituzione?
Queste domande turbano i tifosi del Grifo, pure abituati da anni alle più immaginifiche tragicommedie dell’assurdo dove la realtà supera l’immaginazione. E i supporters si dividono: pro-Pagliari, cui si attribuisce attaccamento ai colori biancorossi e onestà intellettuale; o pro-Covarelli , cui si riconosce il diritto di chieder conto al tecnico di come guida la squadra, che è patrimonio creato coi suoi soldi.
Su un punto, però, i tifosi si trovano d’acordo (quasi) all’unanimità: negli umori pessimi e nello sfogo di stanchezza contro quella che ritengono una gestione dilettantesca che sembra essere la cifra distintiva del calcio perugino degli ultimi anni. Uno scenario da cui, dicono i tifosi, non sembra che si possa uscire con questi dirigenti, per cui si auspica che l’imprenditore di turno si faccia avanti per rilevare l’attuale proprietà.
E domenica c’è già la prossima partita, a Sorrento, dove si deve andare per invertire la tendenza consolidata alle magre esterne e cercare di restare agganciati al treno dei paly-off.
Sperando (illudendosi?) che la bufera in qualche modo dia tregua; che il rapporto ormai logoro tra Leonardo e Giovanni trovi prima possibile la soluzione più utile al Perugia; che il Direttore sportivo Marcaccio, in mezzo tra i due fuochi e unica speranza di saggezza gestionale per i tifosi, adesso prenda in mano, in qualche modo, lui la situazione societaria, neutralizzando le esuberanze degli altri protagonisti.
E chissà, magari, più avanti, se le cose si saranno chissà come sistemate e il Perugia si troverà ancora in lotta per qualche obiettivo importante, forse Marcaccio potrebbe tirar fuori dal cilindro qualche trovata a costo zero che dia al Perugia quello che manca per essere grande tra le grandi.
Troppi se, troppe condizioni difficili da realizzarsi, forse. Ma oggi, nel caos, a quelle si deve aggrappare chi ha a cuore il Grifo.
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