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GUBBIO - Con questa lettera inviata ai familiari, il sindaco Orfeo Goracci ha voluto esprimere il suo cordoglio per la scomparsa di Ubaldo Procacci: «Se ne è andato Ubaldo Procacci, il maestro. Lo ha fatto in silenzio e con dignità. E’ stato un grande protagonista della vita educativa, culturale, politica e istituzionale della nostra città: consigliere comunale fra gli anni ‘50 e ‘60, assessore comunale negli stessi anni, successivamente membro nei consigli d’amministrazione di diversi istituti, quali l’Opera Pia Ospedale, l’Ente Ospedaliero, l’Ente Comunale di Assistenza e il Patronato Scolastico. In questi ruoli è sempre stata una persona competente, seria, integerrima e moralmente ‘specchiata’. La sua straordinaria figura e l’impegno che ha profuso nella politica e nelle istituzioni, hanno contribuito a rendere forte, radicata e credibile la sua parte politica, senza mai rinunciare all’autonomia e alla libertà di pensiero, di giudizio e, quando necessario, di critica. Con lui se ne è andato uno degli ultimi protagonisti MAESTRI che, prima nel superamento della dittatura fascista e della guerra con la Liberazione, poi durante la ricostruzione e la durezza del primo dopoguerra, hanno risollevato il nostro paese. Ho scritto maestro perché nella nostra città sono stati molti coloro che, oltre ad educare e a contribuire alla crescita culturale delle nostre zone, hanno assunto responsabilità importanti, vincendo la sfida con il nuovo e il progresso. Ho conosciuto il maestro Ubaldo Procacci quando, alunno delle elementari in Via Perugina (anni 1969/’70) ricevevamo le visite dei (sarebbe più esatto ‘delle’ in quanto erano quasi tutte donne) tirocinanti da lui guidati e accompagnati; poi nel 1975/’76 eravamo noi allievi del Magistrale (e siamo in centinaia ad averlo conosciuto e apprezzato nonostante il primo impatto con quest’uomo alto, deciso, incutesse un po’ di timore) ad essere guidati da lui per le due ore di tirocinio settimanale che facevamo in Via Perugina. Pur di generazioni diverse, ci ha unito poi l’impegno e la passione per la politica e le istituzioni, ma ogni volta che ho avuto il piacere di incontrarlo (quando girava con la sua 500) lui mi dava qualche amichevole e gradito scappellotto, oltre a “rimproveri” per quello che non facevamo bene e io gli ricordavo sempre che dal mio primo ricordo di 40 anni fa, nonostante i decenni che trascorrevano, lui era rimasto sempre lo stesso, stessi baffi, stessa capigliatura fino alla fine. Proprio una gran bella figura. Ciao Maestro, ciao compagno.» Condividi