ROMA – Due ore di colloquio a Montecitorio per appianare le ruggini accumulatesi in questi mesi e per restituire il sonno a Silvio Berlusconi, in preda al panico per via di quel lodo Alfano la cui bocciatura decretata dalla Consulta lo rigetta in pasto ai processi di Milano.
Con “condanna sicura”, stando a quanto anticipa Giuliano Ferrara.
Dal faccia a faccia il premier esce sorridente liquidando i giornalisti con un semplice: “è andata bene”. Il segnale è chiaro: Fini si è reso disponibile a salvarlo dalle temibili “toghe rosse” milanesi.
Ed è il presidente della Camera, impegnato negli ultimi giorni a ripetere fino alla nausea la propria contrarietà all’accorciamento dei tempi di prescrizione perché “danneggerebbe i cittadini”, che si assume la responsabilità di spiegare con un’ intervista a Sky l’espediente politico-giudiziario oggetto dell’accordo di martedì.
Si scrive “processi brevi”, si legge “prescrizioni brevi”
Sentito dai microfoni di Sky Tg24, il numero uno di Palazzo Montecitorio tratteggia, con una buona dose di ambiguità, i contorni della “patto” sulla giustizia.
“Si è ragionato - ha spiegato Fini - sulla possibilità di presentare un ddl per definire tempi certi entro cui si deve svolgere il processo nei suoi 3 gradi. Nei prossimi giorni sarà presentato e sarà relativo alla definizione dei tempi del processo unicamente per gli incensurati” con un tempo massimo di “sei anni”, due per ogni grado di giudizio. Il presidente della Camera ha poi ribadito che la prescrizione breve “non è praticabile, perché danneggerebbe i cittadini”, riferendo il fatto che nemmeno il premier aveva intenzione di sostenere un provvedimento di legge con questa finalità.
Il ‘trucco’, stando all’annuncio di Fini, è tutto linguistico e può essere smascherato sottolineando le quattro paroline magiche pronunciate dal co-fondatore del Pdl: ‘unicamente per gli incensurati’. Una formula che svela le reali finalità del ddl pronto ad approdare in Parlamento.
Ciò che viene presentato come l’impegno ad accorciare i tempi processuali, fatto da cui trarrebbero giovamento tutti i cittadini e che ci impone la Corte europea, altro non è che una prescrizione breve camuffata, di cui beneficerebbero tra l’altro solo gli incensurati. Prescrizione che interverrebbe qualora i processi per reati con pene non superiori a 10 anni si protraessero per oltre sei anni.
Un’ipotesi, questa, che chiuderebbe definitivamente la partita giudiziaria sui diritti tv Mediaset e sul caso Mills. Guarda un po’ che coincidenza.
Non vi è traccia, dunque, di un intervento sui tempi – oggi davvero insostenibili – della giustizia italiana. Tranne la generica disponibilità di Fini e del presidente del Consiglio a dare qualche aiuto economico ai tribunali italiani. “Io e il premier – ha espresso infatti il presidente della Camera – siamo concordi nel dire che il primo dovere è mettere a disposizione degli operatori del diritto, magistrati, cancellieri, ecc. cospicue risorse finanziarie perché in molti casi la lentezza dei processi deriva dal forte disagio economico dei tribunali”. Ma nulla di più.
La prescrizione breve e incostituzionale
Con il ddl (ipotetico?) si introdurrebbe, al contrario, un nuovo gravissimo vulnus che intacca il principio fondamentale della Giustizia: l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti la legge.
Stando alle parole di Fini, il diritto ad un processo breve (si legga prescrizione breve) sarebbe concesso infatti solo ai cittadini con la fedina penale pulita. Per coloro i quali hanno subito già una condanna, quel diritto – in realtà inalienabile – è sospeso. Sospeso per legge.
Cosa non si fa per salvare il Cavaliere.
Il grande bluff e le reazioni politiche. Di Pietro: “Un ddl criminale”
La bozza di legge su cui ci sarebbe l’accordo, prevede, inoltre, un ulteriore punto chiave. Si tratta della norma transitoria grazie alla quale la ‘tagliola’ della prescrizione sarà applicata anche ai processi in corso, ma limitatamente a quelli pendenti in primo grado. Quasi un calco della condizione processuale di Silvio Berlusconi.
Un ‘grande bluff’, dunque, stando almeno alle intenzioni pronunciate da Fini a margine dell’incontro odierno, che scatena le ire di una parte dell’opposizione.
Per Antonio Di Pietro, leader dell’Italia dei Valori, quello che sarebbe stato sottoscritto dal Presidente della Camera è un provvedimento “criminale che solo questo Parlamento può pensare di emanare”.
“Fino a quando non si risolvono i problemi strutturali che oggi impediscono ai giudici di portare a termine i processi in tempi brevi - continua l'ex pm - di fatto, con questa proposta, tutti rimarranno incensurati, giacché nessun processo si potrà concludere nei tempi previsti. Le norme proposte – spiega ancora il leader dell’Idv – trasformeranno in incensurati anche coloro che non meritano di essere considerati tali. E tutto questo per favorire un individuo formalmente incensurato, qual è Silvio Berlusconi”.
“Spiace – ha poi proseguito Di Pietro – che a questo gioco criminale si sia prestato, da ultimo, anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che, a parole, fino a ieri, ha detto di non voler svendere il ruolo del Parlamento e che oggi per trenta denari politici, lo mette all'asta”.
Più cauta, invece, la reazione del Pd. Il neo-segretario democratico Pierluigi Bersani sintetizza: “Al di là delle tecnicalità, spero che la maggioranza, dopo tutti questi dialoghi, se ha intenzione di migliorare la giustizia presenti proposte concrete. Se sono per annullare i processi in corso noi – ha concluso Bersani - non ci siamo”. La sua compagna di partito, Donatella Ferranti capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, osserva invece come “nel merito tutti gli imputati hanno diritto ad una ragionevole durata del processo, indipendentemente dalla loro fedina penale”.
Tutti i cittadini, salvo il famoso “primus super pares”. O meglio: “Silvius super pares”.
Recent comments
11 years 40 weeks ago
11 years 40 weeks ago
11 years 41 weeks ago
11 years 42 weeks ago