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Stretta anche in Umbria sui “paradisi fiscali”. La Direzione Regionale delle Entrate ha, infatti, avviato una serie di indagini concentrando la propria attenzione su quei cittadini che risultano residenti in paesi a fiscalità privilegiata, pur in presenza di significativi indizi che fanno presumere in Italia il centro dei propri interessi familiari ed economici. Una lista di circa 200 nomi, dalle residenze più varie, tra cui: Monaco, Uruguay, Panama, Ecuador. Paesi che lo stato italiano considera “paradisi”, a causa del regime fiscale particolarmente privilegiato, tanto che la legge prevede per i soggetti emigrati in questi stati una presunzione di residenza in Italia, salvo prova contraria: spetta cioè al contribuente dimostrare di non avere più la residenza fiscale in Italia per evitare di essere considerato soggetto passivo d’imposta. “Le indagini che la Direzione Regionale dell’Umbria ha cominciato a condurre già da alcuni mesi – afferma il Direttore Regionale dell’Umbria Gennaro Esposito – tendono a scoprire se effettivamente questi soggetti risiedono all’estero. I funzionari fanno ricerche su internet, contattano le anagrafi comunali, ricercano eventuali iscrizioni a circoli sportivi o richieste di agevolazioni per figli o familiari a carico. Un ruolo centrale in questa attività hanno le amministrazioni locali, con cui già da tempo sono attivi contatti, rafforzati negli ultimi giorni con la stipula di un Protocollo d’Intesa con ANCI-Umbria che tra le aree di intervento prevede proprio quella del contrasto ai “Paradisi Fiscali”. Qualora l’Agenzia delle Entrate accertasse la fittizietà delle residenze estere, procederà all’accertamento dei redditi non dichiarati e recupero delle imposte evase. Resta, comunque, aperta fino al 15 dicembre, anche per questi soggetti, la possibilità di aderire allo scudo fiscale e quindi di far rientrare volontariamente in Italia i capitali detenuti all’estero in violazione delle norme sul monitoraggio fiscale. Condividi