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ST. ANDREWS - In forte crisi di consensi è possibile che il premier britannico, Gordon Brown, abbia pensato di riverniciare lo smalto perduto dal suo partito, il Labour, spostando decisamente a sinistra l'asse politico del suo governo? Potrebbe essere questa la spiegazione della proposta avanzata oggi, nel corso della seconda giornata dai lavori del G20 in Scozia, dove è intervenuto in veste di "padrone di casa", allorché ha suggerito ai suoi ospiti di prendere in considerazione "una tassa globale sulle transazioni finanziarie, tra le altre misure per rendere le banche più responsabili". Assicurando, però, che su questo "la Gran Bretagna non si muoverà" senza una convergenza degli altri Paesi. L'obiettivo di una tassazione sulle transazioni internazionali sarebbe quello di rendere le banche più responsabili nei confronti delle società. Brown ha sottolineato la necessità di evitare ''costi proibitivi'' per il settore bancario, ma ha detto ai ministri finanziari del G20: ''Non penso che queste difficoltà dovrebbero impedirci di considerare con urgenza la misura legittima che abbiamo discusso''. In generale, per il capo del governo di Londra, è essenziale la riforma condivisa dei sistemi finanziari e bancari globali: "I mercati finanziari globali - ha sottolineato - devono avere maggiore allineamento con i valori della maggioranza delle persone: duro lavoro, responsabilità, integrità e giustizia... non può essere accettabile che i benefici del successo di questo settore siano raccolti da pochi ma i costi del fallimento siano sopportati da tutti noi". Brown ha quindi ribadito la sua convinzione che "se anche le recenti indicazioni di un'espansione economica sono causa di ottimismo, non devono essere una ragione per concludere prematuramente le politiche di stimolo economico". Questo perché la crisi economica "non è ancora finita, e non ci si può abbandonare all'autocompiacimento, che è il nemico della ripresa: siamo solo a metà della strada nella gestione delle cause della crisi". Condividi