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''Capisco le ragioni dei lavoratori, le loro sono preoccupazioni reali, di tutti''. Il direttore del personale della A. Merloni Luigi Viventi, consigliere regionale dell'Udc, ha incontrato stamani i nove operai che hanno occupato simbolicamente gli uffici della direzione dell'azienda, a Fabriano, e poi, separatamente, la Rsu. Un colloquio ''sereno'', ha riferito all'ANSA il manager, che lascia intendere la volontà di non ricorrere a sgomberi forzosi, e attende anche lui l'esito dell'incontro al Mse sull'Accordo di programma per le tre regioni sedi di stabilimenti della Merloni, Marche, Umbria ed Emilia Romagna. ''Questa azienda è tutt'altro che morta - dice Viventi - e lo dimostra il fatto che abbiamo ancora commesse, ad esempio dalla Whirlpol. Certo, oggi non c'è più posto per un gruppo terzista europeo di queste dimensioni, e se restiamo ancora un anno a bagno maria non so come finirà. Ma la A. Merloni produce buone macchine, anche grazie alla professionalità di chi ci lavora, ed è dotata di impianti all'avanguardia. Dunque può essere riorganizzata o riconvertita, esattamente come prevede la legge Marzano. Farla fallire sarebbe delittuoso''. Il timore generalizzato è infatti che, in assenza di compratori, il gruppo venga fatto fallire, per poi essere smembrato e ceduto a condizioni molto più vantaggiose del valore attuale. ''Sapremo stasera - spiega Viventi - dai tre commissari straordinari, se davvero, come pare, non ci sono potenziali acquirenti dell'azienda o di rami di azienda. Ma anche in assenza di compratori, la Marzano offre altre due possibilità. La reindustrializzazione, anche parziale (si è parlato della produzione di pannelli solari, fotovoltaico, silicio ecc.) o una riorganizzazione interna, per una produzione di nicchia, di qualità''. Gli stabilimenti potrebbero essere ridotti di numero, e inevitabilmente anche il personale e la produzione (ai tempi d'oro la A. Merloni sfornava 5 mila lavatrici al giorno), ma la proroga dell'amministrazione straordinaria garantirebbe i dipendenti, e potrebbe aiutare a bypassare la crisi del mercato del bianco. Già oggi il settore bombole e serbatoi (gli impianti di Matelica e Sassoferrato) continua a lavorare, con tutti i 250 addetti. E per il mese di novembre ''a Fabriano sono in produzione 50 mila lavatrici''. Se diventasse operativo, conclude Viventi, l'Accordo di programma sarebbe ''la cornice entro cui calare un progetto di rilancio, senza dimenticare l'indotto, che è parte importante dell'economia del territorio''. Condividi