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PERUGIA – “Ampie sale, ampie logge, ampio cortile/ E stanze ornate con gentil pitture/ Trovai giungendo, e nobili sculture/ Di marmo fatte da scalpel non vile”, scriveva nella seconda metà del Cinquecento Francesca Turina, moglie di Giulio Bufalini, in un sonetto dedicato al suo ingresso nel castello di San Giustino. Né minore impressione fece alla novella sposa quel “Nobil giardin con un perpetuo aprile/ di vari fior, di frutti e di verdure,/ ombre soavi, acque a temprar le arsure,/ e strade di beltà non dissimìle”. E non dissimili dalle sensazioni di Francesca Turina, che benedisse “il mese e il giorno” del suo ingresso nel castello, per il “dolce soggiorno e la somma contentezza” che il luogo le aveva dato, sono state le impressioni dei primi visitatori del Castello Bufalini, riaperto ufficialmente al pubblico venerdì scorso, dopo un lungo periodo di restauro. Per tre mesi, le visite saranno gratuite, a titolo di esperimento. Poi, si vedrà. All’indomani del grande impatto che l’inaugurazione del castello ha avuto sul pubblico in visita e per il generale clima di apprezzamento e lodi che il restauro ha suscitato, ci si interroga sul suo futuro e le sue possibili destinazioni. “Il Castello è straordinario – dice Maria Rita Lorenzetti, presidente della giunta regionale dell’Umbria – e sarà un fiore all’occhiello della costituenda Rete Regionale di Ville, Parchi e Giardini, che collegherà l’importante patrimonio umbro, per farne un polo di attrazione all’interno del sistema turistico: ville e giardini sono un elemento che valorizza ed esalta il territorio, le sue peculiarità, il paesaggio, la cultura, l’arte, i prodotti di agroalimentari di eccellenza, i mestieri, l’artigianato. Al centro, c’è quello che una volta si chiamava ‘vita di villa’, e che noi oggi chiamiamo, col nostro nuovo ‘claim’, l’‘arte di vivere’, che in Umbria si può scoprire più che da altre parti. La ‘vita di villa’ rappresentava una volta quello che noi chiamiamo oggi ‘offerta integrata’. E il Castello Bufalini, insieme a Villa Magherini Graziani, recentemente restaurata con i fondi europei, contribuirà a promuovere – sottolinea Maria Rita Lorenzetti - lo sviluppo turistico nel territorio di San Giustino, nell’Alta Valle del Tevere e in tutta l’Umbria”. “È la volta buona per scoprire se questo territorio possiede veramente una vocazione turistica”, dice il sindaco di San Giustino Fabio Buschi. “Al gran lavoro che è stato fatto per la tutela di questa proprietà e la restituzione del bene alla collettività bisogna che si aggiungano strumenti per mettere a leva le risorse e favorire il turismo, a San Giustino e in Altotevere”. Le idee non mancano. Il vicesindaco di San Giustino Silvia Dini ne cita alcune: “Il Castello Bufalini si presta alla concessione in uso per un gran numero di manifestazioni, siano mostre, attività culturali, percorsi di formazione scolastica e universitaria, eventi enograstronomici di alto livello, produzioni televisive e cinematografiche. L’importante è che dalle enunciazioni si passi alle cose concrete. Perché sia chiaro – sottolinea Silvia Dini – noi di San Giustino al Castello Bufalini ci teniamo: è un rapporto affettivo che dura da tanto tempo, gli abitanti di San Giustino lo hanno sempre considerato come una cosa loro. Il rapporto con i marchesi Bufalini era ottimo, il Castello era aperto al paese e viceversa. Quando ero bambina – racconta -, noi ragazze della scuola ci andavamo spesso, mi ricordo di tanti pomeriggi passati là nel giardino. Tra San Giustino e il Castello c’è da sempre un rapporto d’amore autentico. E per questo è importante che la riapertura non sia fine a se stessa”. Vittoria Garibaldi, Soprintendente per i beni storico-artistici ed etnoantropologici, sottolinea come “i costi della manutenzione, soprattutto del giardino che tanta meraviglia ha suscitato, con la ricostruzione filologica (splendidamente curata da Roberto Soriente) del suo disegno a ‘spartimenti’, le vasche e le siepi con decorazione topiaria, sono elevati”. Benvengano dunque iniziative, che servano a mantenere in vita i risultati di un’opera di restauro, durata circa vent’anni. “Personalmente – dice Vittoria Garibaldi, alla quale si deve la scelta di riorganizzare il Castello Bufalini come “una casa vissuta”, e non come cronologica esposizione di collezioni museali – mi sono molto divertita: le ultime settimane le ho passate praticamente qui, a riarredare le stanze in modo verosimile, cucina compresa, per meglio trasmettere il senso di ciò che poteva essere la vita in una ‘villa posta dentro una fortezza’, come la definì lo storico Magherini Graziani. Era un impegno che avevo preso vent’anni fa, e sono contenta che si sia finalmente realizzato”. Condividi