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Gianluca Graciolini Comitato Regionale PRC UMBRIA    Alla fine si farà il consiglio provinciale monotematico sulla Merloni a Nocera Umbra. Non abbiamo mai avuto un dubbio su quest'esito, per quanto abbiamo paventato e paventiamo in questa fase così delicata una sovraesposizione della provincia e delle istituzionali locali, che pur debbono avere un ruolo forte e deciso nella vicenda più volte e da anni da noi in primo luogo richiamato, su una questione che, a nostro parere, deve essere affrontata in primo luogo dal governo. La FIOM CGIL ha lanciato l'allarme e ha gridato sulla Merloni anche nel presidio di qualche giorno fa a Roma. Ora annuncia che per rilanciare con più forza attenzioni e allarmi sul futuro delle lavoratrici e dei lavoratori tra qualche giorno salirà insieme al Sindaco di Nocera sul campanile della Città delle acque. Siamo, d'altronde, tutti sullo stesso tetto, come recita lo slogan di un nostro manifesto in sostegno delle lotte operaie di questo funesto periodo: per cui saliremo, se serve, anche sul campanile civico. Il parroco di Boschetto celebrerà messa con il Vescovo per lanciare lo stesso grido di allarme. Ad un anno dal commissariamento dell'azienda non c'è stata alcuna manifestazione di interesse da parte di singole imprese o cordate di imprese per l'eventuale acquisto di quelle che sono oramai le spoglie di un'azienda. E questa rischia il fallimento e la liquidazione con tutto ciò che ne consegue dal punto di vista occupazionale e sociale. Questo scenario, consentiteci, era prevedibilissimo e scritto. Quale impresa avrebbe investito mai anche quattro soldi per acquistare un'organizzazione aziendale decotta sotto il profilo organizzativo, tecnologico, produttivo e commerciale? Ancor più in una crisi nella crisi come questa e senza alcun, diciamo alcuno, straccio di indirizzo di politica industriale del governo di questo Paese? Il nostro territorio e la sua gente non è avvezza a piangere su se stessa. E' abituata ai sacrifici duri e al lavoro; ha superato prove ardue lungo il corso della sua storia moderna. La guerra, intanto, e il dopoguerra della fame, dell'emigrazione e delle lotte mezzadrili e bracciantili; la riscossa economica e lo sviluppo dato dal lavoro duro e poi ancora l'emigrazione; l'isolamento e la marginalità rispetto ad altre realtà dell'Umbria; infine il terremoto e ora questa crisi economica tremenda. Facciamo pertanto salvi tutti i tentativi delle istituzioni e delle forze produttive locali a ripartire da se stessi ma sulla vicenda Merloni è ora di dire, forte e chiaro, che questo non basta. Occorre un segnale e un atto forte del Governo. Occorre un intervento pubblico e centrale che liberi risorse, oltre quelle per gli ammortizzatori sociali, ed investa direttamente per il rilancio produttivo dell'azienda in base ad un piano di riorganizzazione interna e commerciale, riconverta le produzioni e salvaguardi al massimo possibile i posti di lavoro. Si liberino risorse della neonata Banca del Sud. Sarebbe un atto di prevenzione e di riduzione del danno per un territorio che rischia altrimenti di diventare profondo sud. Se non si fa questo sono inutili tutte le chiacchere che oramai da anni si fanno su questa azienda. Bene che vada ci saranno i soldi per gli ammortizzatori sociali ma non si sa fino a quando e non si sa se estesi ai lavoratori, "meno tutelati" sotto questo profilo, dell'indotto. Ma saremo a quel punto con le braghe per terra perchè è evidente, e ce lo siamo detti tante volte, che questo territorio per come è messo non riuscirà mai a riassorbire le centinaia di esuberi. A questa proposta, noi crediamo, che le istituzioni regionali e locali e le forze sindacali, oltre all'accordo di programma, debbano indirizzare le loro sacrosante rivendicazioni e la loro energica mobilitazione. Condividi