Il taglio dell'Irap, e cioè il drastico abbassamento delle tasse che gravano sulle imprese e sul loro costo del lavoro, che il governo e il premier continuano a riproporre ogni giorno, è completamente sbagliata, così come è sbagliata l'apertura di Bersani rispetto alla proposta di abbassamento dell'Irap avanzata da Berlusconi.
Un taglio dell’Irap comporterebbe delle conseguenze pesanti dal punto di vista sociale. Perché l’Irap, che quando è stata istituita ha sostituito sette forme di tassazione che servivano a finanziare la spesa sociale delle Regioni, a partire da quella sanitaria – per affrontare la quale, comunque, i contribuenti pagano fior di tasse, prelevate alla fonte – ancora oggi rappresenta una importante voce per la spesa sociale regionale, e le risorse statali per la spesa sociale delle Regioni non sono affatto infinite, anzi ogni anno si assiste ad una contrattazione sempre più difficile e ardua per permettere alle Regioni di mantenere gli standard di welfare che hanno raggiunto, a partire dal Fondo per la salute e la spesa sanitaria. E non parliamo di noccioline, quando ci riferiamo all’Irap, anche se la situazione è diversificata nelle differenti aree del Paese. Per l’Umbria, però, a fronte di una spesa sanitaria di circa un miliario e 500/600 milioni di euro l’Irap ammonta a circa 440 milioni di euro, cioè un 27/28 per cento della spesa totale. Quindi un taglio dell’Irap rappresenterebbe una seria messa in discussione del sistema sanitario regionale.
Per questo rivolgiamo al governo Berlusconi e, a questo punto, anche al neosegretario del Pd Bersani che indirizzino le proprie proposte di riforma fiscale verso l'unico atto che si può e si deve prendere da subito, cioè il drastico taglio delle tasse ai lavoratori dipendenti, ai pensionati e alle famiglie, come peraltro chiedono tutti i sindacati italiani. Altro che taglio delle tasse alle imprese, soprattutto l’Irap che metterebbe in ginocchio la politica sociale delle Regioni, ci vuole una riduzione delle tasse per il mondo del lavoro, provvedimento che permetterebbe di rilanciare i consumi, rimettere in moto l’economia, e per questa via assicurare allo stato maggiori entrate da investire nella spesa pubblica.
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