Un rapporto finito male, lei che lo lascia a causa del suo brutto temperamento, lui che inizia a perseguitarla, a seguirla, a mandarle messaggi intimidatori, fino arrivare alle botte, a lei e alla madre di lei. Una storia andata avanti per anni, almeno sei, e terminata con l'arresto di Alessio Busana, perugino di 32 anni, disoccupato e indagato più volte in passato per reati contro la persona, ora accusato di ''atti persecutori'', ovvero stalking. A condurre le indagini, la terza sezione della squadra mobile di Perugia, guidata da Giorgio di Munno, che ha eseguito ieri l'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip Massimo Ricciarelli su richiesta del sostituto procuratore Manuela Comodi. A rivolgersi alla polizia, il primo ottobre scorso, la stessa vittima, una impiegata di 29 anni, esasperata e perseguitata per anni dall'ex fidanzato, tanto che, nel 2003, aveva già sporto querela nei confronti dell'uomo, definito dagli investigatori ''una persona violenta''. Secondo la ricostruzione fornita stamani in questura in una conferenza stampa, Alessio Busana non aveva accettato la fine della relazione tanto da mettere in atto vessazioni continue nei confronti della donna. Pedinamenti, strattonamenti per strada, sms e messaggi intimidatori e minacciosi, ''blitz'' sotto casa di notte. Vessazioni che, secondo quanto riferito dagli investigatori, non si sono fermate alle parole ma che sono culminate anche nelle botte, con calci e pugni alla donna e, a volte, anche bastonate. Botte che, sempre secondo quanto riferito dalla polizia, non sono state risparmiate neanche alla madre della ex fidanzata e a quella dello stesso arrestato. ''Un fenomeno quello del cosiddetto stalking a volte sottovalutato - ha spiegato il capo della squadra mobile Di Munno - ma che invece vede sempre piu' vittime. Per questo anche la comunicazione è importante, per far capire alle persone che subiscono questi atti che non sono sole e che le forze dell'ordine possono venire in loro aiuto''. Condividi