PERUGIA - “La ricompensa per il lavoro che abbiamo svolto va al di là dei crediti formativi o del rimborso economico, non è quantificabile, perché è un’esperienza che ci ha aiutato a crescere prima di tutto come persone”. Sono le parole di Davide e Aurora, due dei 65 ragazzi che hanno svolto il loro servizio nelle cooperative dell’Umbria e che sono intervenuti questa mattina per spiegare cosa ha rappresentato per i giovani umbri il Servizio Civile. Nel loro caso un anno a fianco dei bambini nel Centro di aggregazione gestito dalla cooperativa Asad a Umbertide.
“Ognuno di voi è arrivato con motivazioni diverse, ma credo di poter dire che il fattore che oggi vi accomuna, alla fine del percorso, è sicuramente la crescita umana, personale, caratteriale - ha esordito Andrea Radicchi, Responsabile Servizio Civile Legacoop Umbria, - dato che avete interpretato questa opportunità come percorso di valore e di valori, facendo azioni utili per la società, per gli altri ma spero soprattutto per voi stessi”.
Un servizio svolto - nel corso dell’anno - soprattutto al fianco dei più deboli e delle fasce svantaggiate attraverso le cooperative sociali, con una presenza importante anche di progetti nei settori dell’educazione ambientale e della valorizzazione del patrimonio artistico e culturale. E ben più delle analisi degli esperti, “Le testimonianze dei ragazzi hanno fatto toccare con mano la realtà delle cose – ha proseguito Damiano Stufara, Assessore regionale alle Politiche sociali – ed io stesso, che anni fa ho fatto l’esperienza del Servizio Civile, voglio sottolineare come la pratica valga più di tanta teoria anche nella promozione dei valori della solidarietà e della mutualità, del rispetto degli altri e della difesa dell’ambiente”. All’incontro è intervenuto anche il Sindaco di Perugia Wladimiro Boccali, che ha sottolineato come quest’anno di esperienza rappresenti per la maggior parte dei ragazzi il primo approccio con le istituzioni della società, siano esse cooperative, enti locali o associazioni.
Umbertide, Città di Castello, Spoleto, Orvieto, Perugia, Foligno e altri centri dell’Umbria. I ragazzi nel corso della mattinata hanno raccontato, anche attraverso la presentazione di brevi filmati, la loro esperienza che va concludendosi: Camilla presso il Centro riabilitativo per diversamente abili gestito dalla cooperativa La Rondine, Marco presso la Locomotiva a Foligno, Francesca presso Il Quadrifoglio ad Orvieto. Davanti ai rappresentanti di Legacoop, alle Istituzioni e ai ragazzi loro “colleghi”, sono stati consegnati gli attestati di partecipazione.
L'appuntamento di "fine servizio" - giunto quest’anno alla terza edizione – è stato anche l'occasione per riflettere, a partire dalle testimonianze dei giovani, sull'importanza del Servizio Civile per la crescita individuale e professionale delle nuove generazioni e come strumento per promuovere e valorizzare il mondo del lavoro cooperativo. Ma è stato anche un momento di dibattito sul futuro di questa pratica “Come è possibile che la maggior parte dei giovani, ma anche degli amministratori, non conosca il servizio civile? - ha proseguito Radicchi - Perché farlo diventare solamente una esperienza di nicchia? Perché non promuoverlo in tutte le realtà scolastiche dalla scuola inferiore fino ad arrivare alle Università? Che fine farà il servizio civile nei prossimi anni?
Personalmente ritengo che non dipenda soltanto dai tagli economici bensì, in primo luogo da una programmazione di indirizzo politico verso i giovani che dovrebbe privilegiare un percorso di cittadinanza attiva attraverso una esperienza come il servizio civile” .
Presente all’incontro il Prof. Leonzio Borea, Capo Ufficio Nazionale Servizio Civile Presidenza del Consiglio dei Ministri che non si è risparmiato, intavolando un dibattito sul futuro del Servizio Civile, dichiarandosi contrario ad una sua obbligatorietà. Riconoscendo il valore educativo e civico in cui fortemente crede ha spiegato: “Nei prossimi anni bisognerà trovare nuove forme e formule di finanziamento dei progetti per garantire che sempre più ragazzi facciano questa esperienza, anche chiamando in causa gli enti locali”.
Nei prossimi giorni partiranno i nuovi progetti (18) che coinvolgeranno 110 giovani, sempre in convenzione con la Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università di Perugia, per garantire ai partecipanti crediti formativi validi per il conseguimento della laurea. Una collaborazione importante e sentita, perché “l’educazione alla solidarietà è fondamentale - ha sottolineato il Prof. Lino Prenna, docente e Presidente del corso di laurea in Scienze della Professionalità Educativa presso l'Ateneo perugino – perché significa educazione alla cittadinanza: non si può essere buoni cittadini se non si è solidali con gli altri”.
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