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di Gianluca Graciolini Di questi tempi consideriamo sempre positiva qualsiasi voce che si leva a denunciare le condizioni di vita delle lavoratrici e dei lavoratori nonchè le spaventose conseguenze sociali della crisi. Conseguenze che mettono a repentaglio la stessa vita e la stessa dignità delle persone e delle loro relazioni. Vogliamo pertanto sottolineare ancora un volta la bontà dell'iniziativa del parroco di Boschetto di cui apprezziamo le umanissime e sincere doti di sensibilità per gli ultimi e i profondi legami che da pastore di anime lo legano al suo gregge. Ben venga quindi anche la celebrazione di una messa per il lavoro alla presenza del Vescovo se questo può servire a concentrare le attenzioni delle Istituzioni, della politica ma anche dei poteri economici su quello che noi consideriamo la prima delle emergenze italiane e di questo nostro martoriato lembo d'Umbria: il lavoro e la lotta alla crisi. E' di primo acchitto positiva una iniziativa del genere anche perchè risponde con un allarme coscienzioso, motivato e strordinariamente evocativo della gravità della crisi e sulla mancanza di risposte adeguate, ad una contemporanea sottovalutazione di questa, anzi, ad una irresponsabile negazione che proprio in questi giorni, anche nella nostra Regione, eminenti personalità del governo di centro-destra ci stanno ottimisticamente propinando. Ci pare che sia la seconda volta in un paio di anni che si chiede il conforto del signore per le amarezze e le vicissitudini di queste nostre terre. Sappiamo bene dalla dottrina dei padri della Chiesa e dalla migliore teologia scolastica che nulla di miracoloso ci dobbiamo aspettare da lassù: Gesù Cristo, tra la beatitudine dei cieli e la condizione umana e terrena, ha frapposto il libero arbitrio. Così, noi crediamo che le lavoratrici e i lavoratori o tutti gli ultimi di questo mondo e del nostro territorio non dovrebbero, attraverso l'intercessione divina, pensare mai che la loro condizione di disgraziati sia ineluttabile nell'attesa del trapasso a miglior vita. Ed allora veniamo alla crisi: essa ha delle cause profonde che a nostra opinione risiedono principalmente nella sbornia liberista cui da un trentennio ci siamo chi più chi meno assuefatti. Ed essa necessita di risposte molto terrene che risiedono nelle politiche economiche e sociali che si deve dare un governo così come nel cambio di marcia che si dovrebbero dare le imprese nel non competere più ed esclusivamente sul costo del lavoro, abbattendo garanzie e tutele per il lavoro nonchè i salari e gli stipendi. Non dissipando nelle speculazioni finanziarie per fare soldi con i soldi nei periodi di crescita e di espansione ma investendo utili e profitti consistenti, vista anche l'evasione fiscale, sulla qualità delle loro organizzazioni e delle loro produzioni. Ecco, dunque, volendo prendere come punto di riferimento non Carlo Marx nè i teologhi sudamericani della Liberazione, ma insigni fautori della dottrina sociale della Chiesa, ci aspettiamo un saggio esercizio del libero arbitrio da parte dei popoli e dei governi. I popoli stanno ricominciando a riflettere: salgono sui tetti, manifestano un giorno sì e l'altro pure, si sta ricreando un conflitto sociale democratico e non violento che, ricordiamo, è il sale della democrazia. I governi invertano le loro politiche economiche e sociali verso la redistribuzione dei redditi, la riduzione delle diseguaglianze, la contrarietà alle guerre, l'affermazione dei beni comuni. E questo vale anche per le Istituzioni locali i cui rappresentanti ci pare già di vedere assiepati tra le prime file della poco capiente chiesetta di Boschetto con aria malinconica e frustrata a cercare con un occhio lo sguardo benevolo di una telecamera che immortali la loro pietas "laburista" e caritatevole; con l'altro di assecondare il Vescovo in ogni frase della sua predica, tanto per non smentire una certa pratica di confessionalismo. A fine messa, la solita liturgia, questa volta della politica, strette di mano agli estasiati operai e frasi del tipo: "non vi preoccupate, la crisi passerà, ci pensiamo noi, continuate a fidarvi". Oltre le evidenti positività, questi sono i rischi di iniziative di questa natura, per quanto lodevolissime, nelle intenzioni. Più che per concentrare l'attenzione sui problemi, finiscono quasi sempre per creare dei diversivi alla mobilitazione reale delle lavoratrici e dei lavoratori. E soprattutto nella fattispecie della Merloni dove per un assurdo disegno della storia e per un inspiegabile capriccio della Provvidenza si è passati dalla raccomandazione di Dio alla raccomandazione a Dio. Noi non ci saremo alla giornata di preghiera, ci saremo solo con un pensiero benevolo e vicino, con un sentimento di umana ma non ostentata condivisione: saremo, invece, sempre in ogni iniziativa che le lavoratrici e i lavoratori della Merloni vorranno prendere per la difesa del loro posto di lavoro. Non si sa mai che un giorno, prima o poi, prenderanno un'iniziativa anche per cambiare lo stato di cose presente di questa economia e di questa società. Condividi