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Le dinamiche politiche che sembrano oramai dilaniare Sinistra e Libertà ci pongono interrogativi comuni e, di fatto, riaprono per tutti l'urgenza di tornare a ragionare su un destino comuni della sinistra di alternativa in Italia ed in Umbria. Il fallimento sostanziale del progetto politico di Sinistra e Libertà, almeno per come l'avevano pensato le compagne e i compagni che sono usciti da Rifondazione Comunista, è sotto gli occhi di tutti e non siamo stati certo noi di Rifondazione Comunista a decretarlo. Al massimo, chi in precedenza aveva sostenuto la necessità di rimanere in Rifondazione come il sottoscritto, vi può oggi ricordare: io ve l'avevo detto. L'esito grottesco del congresso nazionale dei Verdi con l'annesso fuggi fuggi generale in ben più sicuri lidi politici ed elettorali, così come la proposta rifiutata dai socialisti e respinta immediatemente al mittente di costruire con Sinistra e Libertà un vero e proprio progetto politico e un vero e proprio partito, anzichè un semplice cartello elettorale, chiamano tutti noi ad una comune riflessione su come ricostruire una possibilità di presenza incidente ed efficace della sinistra politica, a verificarne ogni concreta fattibilità, non lasciando intentato ogni tentativo. Già, il tentativo. Qualche giorno fa mi domandavo e mi domando tuttora come fosse possibile che, a seguito delle dichiarazioni di Nencini e via via di tutte le articolazioni territoriali dei socialisti, vi fosse ancora la voglia di proseguire in questa esperienza da parte dei compagni provenienti da Rifondazione. Non ho trovato una risposta nel venir meno delle vostre legittime aspettative di fare di Sinistra e Libertà un progetto politico che guardasse al futuro e non solo alle prossime elezioni, non l'ho trovata nella presumibile e forte diversità di vedute sulle questioni del lavoro e delle politiche economiche e sociali, non l'ho trovata negli approcci sulla politica internazionale di pace e men che meno sulla critica a questa globalizzazione, non l'ho trovata nell'analisi attuale della società e della democrazia italiane nè sugli stessi fondamenti culturali che hanno mosso ed informato l'originaria ed originale proposta politica di Nichi. Ho trovato questa risposta esclusivamente nella "reductio" ad una comune visione circa la necessità di porre nell'agenda politica le questioni della laicità e dei diritti civili, quelli che una volta si chiamavano diritti borghesi e per la cui affermazione nel nostro speciale Paese contribuì più il movimento operaio che la stessa borghesia poco illuminata, sostanzialmente timida, ipocrita e bigotta, compradora e conservatrice. Su questo terreno vedo peraltro molte più affinità con le nostre convinzioni e i nostri approcci sicuramente più netti e ben più solidi, come la storia politica di questo Paese ci deve far ricordare. Non l'ho trovata più questa risposta neanche sulla presunta comune convenienza di fare, per l'appunto, un mero cartello elettorale oramai privo di qualsivoglia coerenza politica. Sì, perchè dopo le elezioni amministrative anche la comune convenienza si è andata a far friggere. Non vi debbo certo insegnare io che il personale politico dei socialisti che le elezioni fanno destare come Cristo con Lazzaro, è molto più "convincente" ed attrezzato di voi nel fare incetta di preferenze. E come è possibile raggiungere l'obiettivo di restituire alla sinistra una presenza politica forte ed autorevole quando nei consessi elettivi approdano quasi sempre e con più sicurezza i vecchi volponi socialisti? Questo ragionamento vale ancor di più per l'Umbria dove è ancora presente e solida la storica rete di legami e di accondiscendenze dei socialisti. Quali ostacoli possono persistere, dunque, affinchè si possa ritessere un filo tra di noi? Non vorrei pensare veramente che nella vostra autentica passione politica per gli ideali della sinistra che ci accomuna possa covare, anche inconsapevolmente, una sponda per le solite e sottili, ancorchè perdenti, tattiche dalemiane del "cupio dissolvi" che tuttora tendono ad interporre una forza politica più malleabile a contenimento della sinistra comunista e più critica, come fu ai tempi della prima scissione di Rifondazione. O è il livore che di solito uccide le relazioni tra chi si è lasciato in malo modo? Ma questo non è nè deve essere una categoria della politica, almeno per noi che nella medesima misura abbiamo l'ambizione a ricosturire una nuova sinistra libera dalle pesanti eredità anche morali del passato. Lasciamo dunque perdere il livore: anche tra i divorziati resta la memoria insopprimile di vita e di relazione e resta intatta la coscienza di aver percorso, nel bene e nel male, strade comuni. In ogni caso, quando i bambini e le loro necessità chiamano, si fa fronte per risolverle. Facciamo che le condizioni di questo Paese e della sinistra di questo Paese e le responsabilità cui siamo chiamati, siano per noi i nostri bambini. E allora, il tentativo: torniamo a vederci subito. Apriamo immediatamente un tavolo di confronto ed abbiamo l'ambizione, l'orgoglio e la modestia reciproci di accantonare le antiche differenze e i peggiori nostri vezzi per ricostruire una possibilità alla sinistra. Io credo che questa possibilità si possa concretizzare nella Federazione della Sinistra di Alternativa e che questa possa guardare ben oltre le elezioni regionali. Su una piattaforma contro la crisi, per i diritti del lavoro, per la pace e i beni comuni. Ed anche perchè l'Umbria possa continuare ad essere, pur nel rinnovamento auspicabile di uomini, modalità di governo e programmi, una regione rossa dell'Italia mediana. Perdonate la franchezza delle argomentazioni ma ci tenevo. Condividi